giovedì 18 agosto 2016

Santa Marta

Santa Marta Parque de Tayrona

Che fare in un fine settimana lungo? Perché non fare una gita sulla costa caraibica? 

Siamo appena tornati da Santa Marta o meglio da un fine settimana immerso nella natura del parco Tayrona. 

Da Bogotà, con un volo diretto di un'ora circa, siamo arrivati nella città costiera di Santa Marta.
Un consiglio: se viaggiate di giorno, scegliete, sia all'andata che al ritorno, un posto a sinistra dell'aereo a fianco del finestrino. La pista, di decollo e atterraggio, corre parallela alla riva, lungo la spiaggia; è uno spettacolo essere così vicino al mare, a me ha dato un senso di libertà e tanta voglia di tuffarmi. Potrebbe dare un po' di vertigine quindi se vi dà fastidio forse è preferibile scegliere i sedili interni.   

Quando si scende dall'aereo si viene avvolti dal caldo della costa, se arrivi da Bogotà passi dai 15-18 °C a 35 °C o anche 40°C. Ci si ambienta in fretta, fortunatamente è una città ventilata quindi le alte temperature, all'ombra, sono accettabili. 

Non abbiamo alloggiato a Santa Marta, ma nel pueblo, villaggio, di Naranjos all'estremità orientale del parco, in una meravigliosa finca, una tenuta,  con una terrazza affacciata  sulla foce del Río Piedras.  
 
Vista del Rio Piedras dalla finca Barlovento
Il nostro tassista, che poi diventerà il mitico Jimmy, ci ha prelevato in aeroporto e ci ha portato alla finca. Il villaggio di Naranjos dista circa un'ora e mezza in auto dall'aeroporto, il paesaggio è piacevole e la strada scorrevole. 
L'auto di Jimmy non è proprio comodissima, non ha l'aria condizionata e ha anche qualche imperfezione, ad esempio la maniglia interna dello sportello del mio lato è rotta e può essere aperta solo dall'esterno, in effetti non è stato poi così male: avevo sempre un uomo che mi apriva la portiera. Nonostante tutto, Jimmy ci ha portato anche nei posti più impervi con il suo mitico taxi e durante il tragitto ci ha dato qualche informazione  sulla città e i posti vicini da poter visitare.  

La finca Barlovento, questo è il nome,  offre diversi tipi di alloggi: camere con bagno privato, un balcone o un patio se ci si trova al piano terra, oppure letti all'aperto. 
Se desideri infatti addormentarti con il sottofondo delle onde che si infrangono sulla riva, è il posto che fa per te. La struttura è una struttura verticale che si innalza dalla parte rocciosa della riva e dispone di diversi piani in cui sono sistemati i letti, non ci sono pareti ma solo un tetto. 
Molto romantico, suggestivo, naturale ma, come dire, il fragore generato dalle onde del mare agitato che si infrangono sulle rocce o sulla riva potrebbe essere, a mio avviso, un po' fastidioso a lungo andare... 

il dormitorio all'aperto
Inutile dire che io ho scelto la prima sistemazione :-) 
Un senso di vicinanza con la natura si prova anche in queste camere, il bagno infatti è quasi all'aperto, al posto della finestra, nella parte alta, ha un'apertura con la doccia formata da una grossa canna di bambù da cui scende l'acqua. Se la camera è al piano terra è un po' strano farsi la doccia con gli uccellini che ti guardano dall'alto di una palma.   
La nostra camera si affaccia su un giardino limitato da una piccola laguna a fianco del fiume e in lontananza si sentono le onde del mare, il sottofondo così è molto più piacevole. Tutto attorno ci sono palme e una fitta vegetazione, in giardino puoi godere del cinguettio degli uccelli, vedere un picchio all'opera o un airone, che con lentezza si sposta lungo il fiume, piccoli granchi blu uscire  dalle loro tane per mangiare o rane vivacemente saltellanti.  


La parte più bella secondo me per riposarsi, a qualunque ora, è la terrazza comune che fa anche da sala per la colazione e la cena. Ha un lungo divano, sedie a dondolo e, ancora più apprezzate, amache agli angoli... una meraviglia. 



Questa terrazza ha un grande tetto di foglie di palma ed è molto ventilata... da qui inoltre si possono ammirare iguana che consumano il loro pasto tra i rami degli alberi di fronte o ammirare, da lontano, i caimani che nuotano nel fiume. 


Non lo avevo detto?  Questo luogo è un sito di protezione dei caimani e non ci sono protezioni tra gli alloggi e il fiume... a vederli da lontano mi sembrano così grandi...  fortunatamente li ho visti solo da lontano. 




Non c'è televisione, non c'è molto segnale per i cellulari e anche il wi-fi è debolissimo, quindi la sera o durante il giorno si possono riscoprire vecchi piaceri: si può leggere, chiacchierare con gli altri ospiti o andare a bere qualcosa al bar sulla spiaggia. 
Tra il fiume e il mare c'è una costruzione in legno con tetto di foglie di palma che ospita il bar. Questo è gestito da un ragazzo bogotano, super abbronzato e sempre indaffarato, in effetti la maggior parte delle persone arriva poco prima del tramonto e dopo cena, lui quindi corre a destra e a sinistra come una trottola con bicchieri colmi di cocktail colorati e profumati per accontentare tutti nello stesso momento... non sempre ci riesce, bisogna avere un po' di pazienza. Dal qui sorseggiando il cocktail, quando finalmente ti è arrivato,  puoi goderti un bellissimo tramonto sul fiume con il sole che a man mano che scende si nasconde tra le fronde delle palme per poi scomparire dietro la collina. 



Molte spiagge di questa costa sono bellissime ma purtroppo non è consigliabile fare il bagno: le onde sono alte e la corrente, molto forte, trascina verso il mare aperto, è inutile dire che sono spiagge senza bagnini. Anche la spiaggia di fronte alla finca è una di queste. Si possono raggiungere a piedi spiagge vicine ad esempio a circa 500 metri c'è la spiaggia chiamata Los Angeles che è un po' più riparata, dove è possibile pranzare su tavoli di legno, irregolari, coi piedi nella sabbia a prezzi economici o bere succhi freschi. C'è anche un campeggio e la possibilità di noleggiare amache tra le palme ... anche per dormire la notte. 
Per raggiungere Los Angeles si è costretti per un tratto a percorrere la strada principale asfaltata ma quando si arriva al cancello è tutta un'altra storia: un giardino di palme e fiori ti investe con  colori brillanti: incantevole. 



Arrivati alla spiaggia c'è un altro percorso da fare prima di stendersi sotto una palma e bagnarsi i piedi, ed è quello per raggiungere il Mirador. E' un percorso breve, 5 minuti, attraverso il campeggio si passa dalla spiaggia, ci si addentra tra le palme e si sale un piccolo promontorio lì si trova una torretta in legno il cui  cartello dice di non salire in più di tre persone... e gli darei retta, è un po' traballante ma la vista è magnifica. 



Al ritorno da questa spiaggia, un consiglio: mentre camminate sulla strada asfaltata guardate  dove mettete i piedi e non continuate ad ammirare le meravigliose fronde delle palme che brillano al sole, perché indossando le vostre infradito perfettamente intonate con il vestitino estivo, occhiali da sole ed il cappello a falda larga che sembra che stiate camminando sulle stradine acciottolate di Saint Tropez, potreste cadere rovinosamente al suolo, come ho fatto io , sbucciandovi il ginocchio; proprio come succedeva quando si cadeva dalla bici la prima volta che si provava ad andare senza le rotelle... e di tutta l'eleganza tropézienne non vi resterà che una piccola lacrima di dolore, un ginocchio grattugiato e il cappello a falda larga.   



Nonostante il ginocchio tumefatto e dolorante, il giorno dopo ci siamo diretti al parco Tayrona. 

Il grande parco di Tayrona si estende da est a ovest per 35 km dalla Bahia de Tatanga a Santa Marta, fino alla foce del Río Piedras. A nord il parco è delimitato dalle acque fresche e cristalline del mar dei Caraibi e a sud dalla Sierra Nevada, la montagna costiera più alta del mondo. 

Si estende per ben 12000 ettari offrendo così un ambiente molto variegato: spiagge bianchissime, mare azzurro, foresta pluviale e zone aride. La parte occidentale del parco è arida con colline spoglie di colore marrone chiaro e la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di piante, come i cactus,  resistenti al clima; quella  orientale e quella centrale sono umide e ricoperte da foreste pluviali. 

Molto più poetica la descrizione del parco presente nel sito Parque Nacional Natural Tayrona, che provo a tradurre dallo spagnolo:

Le pendici della Sierra Nevada di Santa Marta, la montagna costiera più alta del mondo, affondano nel mare come le dita di una mano gigantesca tra cui si formano baie e insenature di una bellezza singolare...

Il parco è un'area protetta ed è abitato anche da molti animali molti dei quali a rischio estinzione. Ci sono rettili come la tartaruga verde, diverse specie di serpenti e gli iguana, poi le scimmie, l'armadillo, una gran varietà di uccelli e altro ancora, che si rifugiano all'interno della foresta per nascondersi dalla rumorosa mandria umana che nei fine settimana o nelle festività assale questo posto magnifico. 

Se si ha il tempo, consiglio di arrivare ad uno degli ingressi del parco tra le 8 e 8.30. Nei giorni festivi tantissima gente si riversa in questo parco e  possono trascorrere ben due ore prima di entrare, noi ne abbiamo impiegate così tante arrivando alle 8.30 in punto. Il modo migliore è scegliere di visitarlo nei giorni feriali e in bassa stagione da febbraio a novembre. All'ingresso del parco prima occorre fare la fila per ascoltare e vedere il video informativo del parco e poi solo dopo aver preso "el tiquete de la charla", che attesta la presenza alla sessione informativa, ci si può mettere in fila in biglietteria... il tutto è abbastanza lungo considerando anche che in biglietteria la stampa dei biglietti e la consegna dei braccialetti è molto lenta.
Durante la presentazione del parco è possibile acquistare il trasporto a cavallo per raggiungere le diverse spiagge. Il biglietto ufficiale coperto dall'assicurazione per il trasporto a cavallo viene venduto solo in questo momento quindi bisogna decidere prima di entrare se approfittarne. 

Il percorso all'interno del parco dall'ingresso El Zaíno per arrivare alla prima spiaggia balneabile è fattibile perché non si hanno grossi dislivelli ma può essere molto faticoso perché ci sono salite e discese e fa molto caldo. 

E’ necessario avere un paio di scarpe comode chiuse, scarpe da ginnastica vanno benissimo se non si ha l'intenzione di scalare la montagna , un po' di acqua per dissetarsi lungo il sentiero (una volta arrivati nelle varie spiagge si trova da bere), macchina fotografica, occhiali da sole, crema solare , repellente per insetti (questo sentiero è nella zona umida del parco), un paio di ciabatte per quando si è in spiaggia, un telo e una maglietta di ricambio. 

Ovviamente se andate al parco per la spiaggia indossate il costume da bagno!!!

Nel cammino abbiamo incontrato persone di tutte le età: giovani e meno giovani, atletici e meno atletici, e intere famiglie, qualcuno con zainetto e altri carichi come muli trasportando immense borse frigo per il pranzo. 
A vederli mi sono venuti in mente i racconti dei miei genitori quando da piccoli con tutta la famiglia andavano al mare portandosi dietro ombrelloni sedie a sdraio e ogni ben di dio tra cibo, bevande e leccornie per passare la giornata in spiaggia. Così me li immagino in fila dal più piccolo al più grande portando ognuno qualcosa.  

Seguendo il percorso Arrecife, per arrivare alla prima spiaggia balneabile noi abbiamo impiegato circa 1 h. 

Nella nostra organizzazione improvvisata abbiamo deciso di percorrere a piedi il tratto di strada dalla finca all'ingresso del parco, circa 3 km, mentre gli altri ospiti hanno chiamato un taxi o si sono lasciati accompagnare da un tour operator. Nonostante fossimo pronti ad affrontare questa passeggiata, dopo 10 minuti di camminata un ragazzo in moto si è offerto di accompagnarci ... e noi abbiamo accettato e tentato questa avventura spericolata a bordo di una motoretta in 3... il pilota con casco e noi no. Nemmeno da giovanissima, quando si pensava al pericolo e alle conseguenze con leggerezza, avrei fatto una cosa del genere...
Il ragazzo, che così si è guadagnato due soldini, è stato molto prudente e in pochissimo tempo siamo giunti a destinazione. Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!!

Dall'ingresso del parco ci sono altri 4 km che puoi decidere di fare a piedi o con una navetta. Ovviamente dopo le ore in fila occorre aspettare anche che si riempia la navetta prima di procedere. Fortunatamente dietro di noi c'era una numerosissima famigliola che ci ha permesso di aspettare solo poco minuti. :-)

La navetta lascia i passeggeri all'inizio dei percorsi e davanti allo stazionamento dei cavalli. Un percorso molto più leggero e in piano è quello che porta alla spiaggia Cañaveral. In questa spiaggia è vietato fare il bagno a causa delle forti correnti. Però qui la spiaggia è attrezzata e potete trovare un ecolodge, un campeggio e anche una spa. Così è scritto nella mappa del parco, noi abbiamo scelto l'altro percorso, questa volta nessuno ci ha dato un passaggio :-).
L'altro percorso porta ad Arrecife dove è possibile trovare un po' di ristoro, c'è da dormire, in campeggio e su amache, e un ristorante. 
Dopo esserci riposati e reintegrato i liquidi abbiamo continuato il percorso e siamo arrivati alla spiaggia La Arenilla per fare un bagno rigenerante. 
Questa spiaggia si trova in una piccola insenatura l'acqua è cristallina e fresca. Il tempo di trovare un piccolo spazio all'ombra sotto i rami degli alberi e ci siamo tuffati... una meraviglia. Fortunatamente la spiaggia non era affollatissima anche perché molti scelgono di raggiungere prima le altre spiagge più famose come La Piscina o El Cabo e anche perché gli spazi all'ombra non erano tantissimi e credetemi stare al sole è veramente difficile, in effetti siamo ai Caraibi e il sole scotta.  

spiaggia la Arenilla

In questa spiaggia sotto le fronde degli alberi trovano spazio un banchetto dove preparano arepas ripiene, quello dove servono bevande fresche e quello dove ti preparano, al momento, una spremuta di arance... dopo una lunga passeggiata il succo d'arancia è speciale! Le arance sono squisite e il succo appena spremuto ne risalta tutta la bontà...  
D'altro canto, come nelle migliori tradizioni, dopo la fatica del percorso e una volta rigenerati dal succo e dal bagno con la pelle ancora fresca e stesi all'ombra di un albero ci si merita una birra gelata. 



Ci siamo fermati un po' qui, poi abbiamo proseguito lungo la spiaggia per raggiungere La Piscina una baia profonda dove è possibile nuotare e fare snorkelling. 
Dopo altri venti minuti prendendo un altro sentiero siamo arrivati alla famosa spiaggia di Cabo San Juan del Guía bellissimo promontorio, una spiaggia bianchissima, un mare meraviglioso e poco profondo, le palme cariche di cocchi che quasi brillano al sole 


spiaggia El Cabo

... dal quale però siamo fuggiti. 
Il posto richiama talmente tanta gente che per poter proseguire sulla spiaggia bisognava camminare letteralmente sopra le persone che ovviamente si ammassavano in tutti gli spazi all'ombra disponibili... 
Qui c'è un campeggio, un ristorante, un bar e delle amache che si possono noleggiare anche per la notte, montate su di una costruzione in legno sul promontorio, di fatto in mezzo al mare.

Ci siamo fermati alla fine nella spiaggia successiva, Bocas del Saco, praticamente deserta, ci siamo accoccolati sulla sabbia sotto le fronde di un albero vicino al mare,  la brezza leggera proveniente dal mare ci ha conciliato anche un riposino. Gli unici rumori sono quello delle onde che si infrangono sulla battigia e il vento tra le fronde degli alberi. 
Occorre ricordarsi di portarsi qualche bibita o qualcosa da mangiare perché in questa spiaggia non c'è proprio nulla.  


Bocas del Saco

Da El Cabo parte un altro sentiero che si inerpica nella foresta per raggiungere il sito archeologico di Pluebito. Qui si trovano le tracce di uno dei primi insediamenti di Tayrona. Il percorso è molto più difficile e lungo. Noi per questioni di tempo non ci siamo andati. 

Abbiamo affrontato il ritorno soffermandoci ogni tanto a farci un bagno dove era possibile. Usciti dal parco dovevamo affrontare la camminata fino alla finca, sempre i 3 km precedenti, come all'andata. Eravamo carichi e ci sentivamo in forma, il ragazzo in moto ovviamente non c'era più ma abbiamo trovato lo stesso un passaggio. Tre ragazze che alloggiavano nella nostra stessa finca ci hanno riconosciuto e si sono fermate per farci salire con loro, così abbiamo condiviso il trasporto...Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!! 

Il giorno successivo abbiamo seguito il consiglio di Jimmy, il tassista, quello che ci aveva prelevato in aeroporto, è venuto a prenderci per portarci in un'altra spiaggia, fare un breve giro nella città, pranzo e poi in aeroporto. Avevamo ancora tutto il giorno davanti, l'aereo sarebbe partito solo in serata. Il tassista prima di accompagnarci in aeroporto ci ha portato a Bahía Concha. 

La spiaggia si trova al limite del parco nei pressi di Santa Marta e ci si arriva prima attraversando un quartiere nuovo, ma ancora in costruzione, fatto di casette basse e a volte irregolari poi percorrendo una strada sterrata fino all'ingresso del parco. 
Prima di arrivare alla spiaggia e dopo l'ingresso del parco ci sono ancora un paio di km di sterrato e sabbia, a tratti delle piccole dune di sabbia. Il tassista non si è perso d'animo ha guidato tra la polvere e le sabbia e anche quando ci siamo bloccati ha coinvolto dei ragazzini che passavano di là per spingere l'auto. Un rally a Santa Marta! Molti percorrono questo tratto anche a piedi , in bici, forse quando sono nel tratto sabbioso se la caricano in spalla, o in moto facendo delle gimcane su un tracciato immaginario che sembra che debbano cadere da un momento all'altro ... 

A Bahia Concha è anche possibile noleggiare il trasporto tramite una barca per raggiungere una piccola baia poco distante dove è possibile fare snorkelling (Bucéo a pulmon in spagnolo) e ammirare la barriera corallina.

Arrivati al parcheggio Jimmy ci ha indirizzato verso il lato della spiaggia meno affollato e ci ha dato appuntamento dopo due ore. Noi ci siamo rilassati, rinfrescati e dissetati. 

Al ritorno prima di portarci a fare un giro per Santa Marta ci ha regalato due birre gelate scusandosi per il disagio dovuto al rally nella sabbia. Noi non eravamo affatto dispiaciuti... è stato avventuroso e ci siamo fatti anche due risate :-)

Mitico Jimmy

 Da Santa Marta è possibile raggiungere il villaggio Minca, che si trova a 600 metri di quota nella Sierra Nevada e  il sito archeologico della Ciudad Perdida che si trova nel cuore della Sierra Nevada di Santa Marta.  
La Ciudad Perdida è la più grande città tayrona tra quelle rinvenute. I tayrona sono una delle comunità native dominanti in epoca precolombiana  più evoluta. Per raggiungere questo sito occorre fare un’ escursione di 4 o 6 giorni e assolutamente bisogna rivolgersi ad una agenzia autorizzata. 
Deve essere un luogo molto affascinante spero di poterlo visitare presto e raccontarvi di più. 

Santa Marta è il capoluogo del dipartimento della Magdalena ha poco più di 380.000 abitanti e si affaccia sul mar dei Caraibi. E' una delle città più antiche della Colombia. Era una piccola città che nel periodo più duro della guerriglia ha visto raddoppiare la popolazione a causa dello spostamento di migliaia di persone provenienti dalle zone interne che cercavano rifugio sulla costa. 
Il centro storico è molto carino, costituito da strade strette e basse costruzioni di epoca coloniale. La città si sviluppa in lunghezza al lato del lungomare e della spiaggia. 

Si respira un'aria tipica delle città sul mare ed è piacevole trascorrervi una giornata.  



Nessun commento:

Posta un commento