Tour in bicicletta nella Candelaria
Un modo molto
carino di visitare il centro della città è in bicicletta. Ci sono varie offerte tra
quelle presenti abbiamo scelto Bogotà bike tours.
Si parte dalla
sede dell’associazione, nella Candelaria, il centro storico della città, dove consegnano una bicicletta, adatta alla propria
altezza, e un casco. Il primo posto che si visita è el Parque del Periodista. Il
gruppo è formato da una decina di persone e la guida solitamente è un ragazzo
giovane, bogotano, che parla molto bene anche inglese Il suo compito è guidare
i visitatori per il centro per fare assaporare appieno la città. Con lui c’è un
aiutante tuttofare che non solo controlla il gruppo per evitare che qualcuno
possa perdersi ma fa anche da meccanico delle biciclette.
Non è faticoso e,
secondo me, alla portata di tutti, basta sapere andare in bicicletta, seguire
le istruzioni e avere cento occhi quando si attraversa la strada.
Tutto il centro
è in forte espansione lo si nota anche dai nuovi palazzi in costruzione. Il
traffico è sempre quello solito di Bogotà.
Una prima tappa
è la visita ad uno dei mercati coperti, il mercato Palo Quemao. Appena entrati
colpisce il colore brillante della frutta e verdura che si trovano sui banchi
ed il profumo del caldo di costilla cucinato nelle bancarelle vicine.
El caldo di
costilla è un brodo di carne con costine di manzo normalmente preparato per la
colazione, non è un errore, viene servito a colazione, ed è uno dei piatti
tipici colombiani. Questo non lo abbiamo assaggiato.
I prodotti
esposti sono tutti locali, coltivati nelle campagne vicine. La signora dietro
al banco la divide in parti uguali , pone i pezzi colorati sul piatto e con
orgoglio ti invita all'assaggio. Alcuni sono veramente particolari, di cui, ahimè,
ora non ricordo il nome; si passa da frutti carnosi e dolci a quelli con sapori
forti e aspri.
Mi sto ancora
documentando sui piatti tipici e i prodotti della terra colombiani però mi
piacerebbe scrivere di più in merito perché la ricchezza del paese passa anche
dal cibo.
Altre bancarelle propongono spezie e erbe di tutti i tipi anche le più miracolose come il yacon che cura qualunque cosa o il mix di erbe “amansa guapos”, letteralmente addomestica ragazzi.
Dopo la visita
al mercato si indossa nuovamente il casco e si inforca la bicicletta per
passare tra i quartieri popolari dove risaltano i meravigliosi graffiti. Sono
vere e proprie opere d’arte e raccontano storie di quotidianità, le storie
della gente della strada e la storia del paese, segnata purtroppo dalla
violenza.
I colori sono
forti e vivi, i disegni sono ben marcati e le immagini potenti: ti fermi, li
guardi e man mano che li osservi ti stupisci di quanto anche una sola immagine
possa essere forte e di quanto possa raccontare.
Ogni graffito è
unico e riesce a trasmetterti molte emozioni, uno ti può far ridere, uno ti incanta, un altro ti spaventa
o ti sconcerta. Ciascuno di essi racconta,
attraverso oggetti o cose comuni, la
violenza, il disagio ma anche la voglia di riscattarsi, la voglia di un futuro
migliore: sono come un grido di rivolta.
E’ l’espressione attraverso l’arte delle persone che vivono la strada e
che hanno voglia di far sentire la propria voce per rompere il silenzio che ha
caratterizzato il passato.
Raccontano il
passato come necessità di ricordarlo per essere più coscienti del presente e
per costruire un futuro.
Essere un
graffitaro ha sempre comportato rischi : dispute territoriali o l’arresto. I
graffiti a Bogotà oggi sono tollerati e accettati come forma d’arte, ma non è
stato sempre così. Infatti nel 2011 un ragazzo giovanissimo, Diego Felipe
Becerra conosciuto con il nome di Felix the Cat, una notte di agosto, mentre
dipingeva una delle pareti di un sottopassaggio, fu fermato e ucciso dalla
polizia. Il caso fece talmente tanto scalpore che artisti e gente comune si
radunarono in segno di protesta. Il clamore fu tale che obbligò la municipalità
dell’epoca a legalizzare i graffiti e la street art. Il caso, della morte del
ragazzo, dopo ben 5 anni, fa comunque ancora discutere.
La città è come
un museo di arte moderna a cielo aperto, ogni quartiere e ogni sottopasso ha
una firma o un graffito. E’ incredibile.
Dopo aver fatto
quasi indigestione di graffiti, che comunque continuo ad ammirare e mi stupisco
ogni volta che ne vedo uno, ci si ferma
ad una piccola azienda di torrefazione del caffè, il caffè della fonda,
un caffè davvero squisito.
Il profumo dei
chicchi di caffè tostati è ineguagliabile, ti fa pensare a quell’unico momento
piacevole della sveglia al mattino, ai momenti con gli amici dove è immancabile
la tazza di caffè dopo un lauto pasto o prima di una lunga notte di balli e
baldorie, alla casa in cui quel profumo inebriante che si diffonde in tutte le
stanze fa sentire ancora più “casa”.
Mi piace il
caffè, non c’è dubbio, rigorosamente nero e senza zucchero! Direi quindi che
sono nel paese giusto…
Rigenerati dopo
un buon caffè (volendo, per chi non ama il caffè, ci sono altre bevande)
assaporato nel bar/rivendita dell’azienda, abbiamo inforcato ancora le
biciclette e proseguito, tra i quartieri
del centro tutti più o meno decorosi,
siamo passati anche in mezzo al quartiere a luci rosse, e poi ritornati verso
la Candelaria. Prima di tornare al punto di partenza ci siamo fermati a giocare
a “Tejo”.
Il tejo è un
gioco colombiano molto popolare: i nostri nonni giocano al C.r.a.l con le bocce
qui giocano a Tejo. È un gioco di origine indigena ed è diffusissimo, ci sono
campi in qualunque città e in qualunque quartiere, proprio perché fa parte
della tradizione precolombiana. Ci sono
anche i tornei del campionato professionisti.
Entriamo in
quello che sembra un piccolo negozietto, ma superata la porta alle spalle del
gestore si apre un capannone con pavimento in terra battuta, pareti blu e sedie
gialle. Il capannone è suddiviso in diversi campi rettangolari. Alle due estremità
di ogni campo c’è una sorta di bersaglio formato da una tavola inclinata piena
di argilla in cui al centro vengono disposti in cerchio dei rettangolini
bianchi. Il gioco consiste nel lanciare
un disco pesantissimo in ferro, il tejo, verso questa tavola, cercando di
colpire il centro delimitato dai rettangoli. Però se uno dei rettangoli viene
colpito ... questi esplodono perché contengono una piccola quantità di polvere
da sparo.
Comunemente il
punteggio è così assegnato:
Mano: si concede
1 punto al tejo più vicino alla fine di ogni turno;
Mecha: si
concedono 3 punti per ogni mecha (triangolo bianco con polvere da sparo)
esplosa;
Embocinada: si
concedono 6 punti a quel giocatore il cui tejo ha avuto un impatto all'interno
del bersaglio;
Moñona:
garantisce 9 punti a quel giocatore che ha centrato il tubo e ha fatto
esplodere la mecha con lo stesso tiro
Guardando
l’assegnazione del punteggio, io in pratica ho fatto zero punti su mille
tentativi; d'altronde non ero brava nemmeno a bocce quando giocavo in spiaggia
con gli amici di ombrellone.
Il rumore è
assordante e l’odore della polvere da sparo è pungente. Ma è un gioco da
provare, l’affitto del campo poi costa appena una cassa di birra.
Tornati indietro
eravamo stanchi ma contenti per aver visto cose e posti che forse da soli non
avremmo mai visitato.
Il tour dura
circa tre ore e mezzo c’è qualche salita ma breve, se ce l’ho fatta io senza scendere dalla bici è possibile per
tutti. Comunque non c’è da preoccuparsi
c’è sempre qualcuno che ti aspetta.
Questi ragazzi la mancia se la sono proprio
guadagnata, bravissimi.
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