mercoledì 31 agosto 2016

Bogotà in bicicletta

Tour in bicicletta nella Candelaria




Un modo molto carino di visitare il centro della città  è in bicicletta. Ci sono varie offerte tra quelle presenti abbiamo scelto Bogotà bike tours.  




Si parte dalla sede dell’associazione, nella Candelaria, il centro storico della città, dove  consegnano una bicicletta, adatta alla propria altezza, e un casco. Il primo posto che si visita è el Parque del Periodista. Il gruppo è formato da una decina di persone e la guida solitamente è un ragazzo giovane, bogotano, che parla molto bene anche inglese Il suo compito è guidare i visitatori per il centro per fare assaporare appieno la città. Con lui c’è un aiutante tuttofare che non solo controlla il gruppo per evitare che qualcuno possa perdersi ma fa anche da meccanico delle biciclette.
Non è faticoso e, secondo me, alla portata di tutti, basta sapere andare in bicicletta, seguire le istruzioni e avere cento occhi quando si attraversa la strada. 

Tutto il centro è in forte espansione lo si nota anche dai nuovi palazzi in costruzione. Il traffico è sempre quello solito di Bogotà.

Una prima tappa è la visita ad uno dei mercati coperti, il mercato Palo Quemao. Appena entrati colpisce il colore brillante della frutta e verdura che si trovano sui banchi ed il profumo del caldo di costilla cucinato nelle bancarelle vicine.



El caldo di costilla è un brodo di carne con costine di manzo normalmente preparato per la colazione, non è un errore, viene servito a colazione, ed è uno dei piatti tipici colombiani. Questo non lo abbiamo assaggiato.



I prodotti esposti sono tutti locali, coltivati nelle campagne vicine. La signora dietro al banco la divide in parti uguali , pone i pezzi colorati sul piatto e con orgoglio ti invita all'assaggio. Alcuni sono veramente particolari, di cui, ahimè, ora non ricordo il nome; si passa da frutti carnosi e dolci a quelli con sapori forti e aspri.
Mi sto ancora documentando sui piatti tipici e i prodotti della terra colombiani però mi piacerebbe scrivere di più in merito perché la ricchezza del paese passa anche dal cibo.
Altre bancarelle propongono spezie e erbe di tutti i tipi anche le più miracolose come il yacon che cura qualunque cosa o il mix di erbe “amansa guapos”, letteralmente addomestica ragazzi.




Dopo la visita al mercato si indossa nuovamente il casco e si inforca la bicicletta per passare tra i quartieri popolari dove risaltano i meravigliosi graffiti. Sono vere e proprie opere d’arte e raccontano storie di quotidianità, le storie della gente della strada e la storia del paese, segnata purtroppo dalla violenza.



I colori sono forti e vivi, i disegni sono ben marcati e le immagini potenti: ti fermi, li guardi e man mano che li osservi ti stupisci di quanto anche una sola immagine possa essere forte e di quanto possa raccontare.
Ogni graffito è unico e riesce a trasmetterti molte emozioni, uno ti può far  ridere, uno ti incanta, un altro ti spaventa o  ti sconcerta. Ciascuno di essi racconta, attraverso oggetti o cose comuni,  la violenza, il disagio ma anche la voglia di riscattarsi, la voglia di un futuro migliore: sono come un grido di rivolta.  E’ l’espressione attraverso l’arte delle persone che vivono la strada e che hanno voglia di far sentire la propria voce per rompere il silenzio che ha caratterizzato il passato.
Raccontano il passato come necessità di ricordarlo per essere più coscienti del presente e per costruire un futuro.



Essere un graffitaro ha sempre comportato rischi : dispute territoriali o l’arresto. I graffiti a Bogotà oggi sono tollerati e accettati come forma d’arte, ma non è stato sempre così. Infatti nel 2011 un ragazzo giovanissimo, Diego Felipe Becerra conosciuto con il nome di Felix the Cat, una notte di agosto, mentre dipingeva una delle pareti di un sottopassaggio, fu fermato e ucciso dalla polizia. Il caso fece talmente tanto scalpore che artisti e gente comune si radunarono in segno di protesta. Il clamore fu tale che obbligò la municipalità dell’epoca a legalizzare i graffiti e la street art. Il caso, della morte del ragazzo, dopo ben 5 anni, fa comunque ancora discutere.
La città è come un museo di arte moderna a cielo aperto, ogni quartiere e ogni sottopasso ha una firma o un graffito. E’ incredibile.




Dopo aver fatto quasi indigestione di graffiti, che comunque continuo ad ammirare e mi stupisco ogni volta che ne vedo uno, ci si ferma  ad una piccola azienda di torrefazione del caffè, il caffè della fonda, un caffè davvero squisito.


Il profumo dei chicchi di caffè tostati è ineguagliabile, ti fa pensare a quell’unico momento piacevole della sveglia al mattino, ai momenti con gli amici dove è immancabile la tazza di caffè dopo un lauto pasto o prima di una lunga notte di balli e baldorie, alla casa in cui quel profumo inebriante che si diffonde in tutte le stanze fa sentire ancora più “casa”.
Mi piace il caffè, non c’è dubbio, rigorosamente nero e senza zucchero! Direi quindi che sono nel paese giusto…



Rigenerati dopo un buon caffè (volendo, per chi non ama il caffè, ci sono altre bevande) assaporato nel bar/rivendita dell’azienda, abbiamo inforcato ancora le biciclette e  proseguito, tra i quartieri del centro  tutti più o meno decorosi, siamo passati anche in mezzo al quartiere a luci rosse, e poi ritornati verso la Candelaria. Prima di tornare al punto di partenza ci siamo fermati a giocare a “Tejo”.
Il tejo è un gioco colombiano molto popolare: i nostri nonni giocano al C.r.a.l con le bocce qui giocano a Tejo. È un gioco di origine indigena ed è diffusissimo, ci sono campi in qualunque città e in qualunque quartiere, proprio perché fa parte della tradizione precolombiana.  Ci sono anche i tornei del campionato professionisti.
Entriamo in quello che sembra un piccolo negozietto, ma superata la porta alle spalle del gestore si apre un capannone con pavimento in terra battuta, pareti blu e sedie gialle. Il capannone è suddiviso in diversi campi rettangolari. Alle due estremità di ogni campo c’è una sorta di bersaglio formato da una tavola inclinata piena di argilla in cui al centro vengono disposti in cerchio dei rettangolini bianchi.  Il gioco consiste nel lanciare un disco pesantissimo in ferro, il tejo, verso questa tavola, cercando di colpire il centro delimitato dai rettangoli. Però se uno dei rettangoli viene colpito ... questi esplodono perché contengono una piccola quantità di polvere da sparo.
Comunemente il punteggio è così assegnato:
Mano: si concede 1 punto al tejo più vicino alla fine di ogni turno;
Mecha: si concedono 3 punti per ogni mecha (triangolo bianco con polvere da sparo) esplosa;
Embocinada: si concedono 6 punti a quel giocatore il cui tejo ha avuto un impatto all'interno del bersaglio;
Moñona: garantisce 9 punti a quel giocatore che ha centrato il tubo e ha fatto esplodere la mecha con lo stesso tiro
Guardando l’assegnazione del punteggio, io in pratica ho fatto zero punti su mille tentativi; d'altronde non ero brava nemmeno a bocce quando giocavo in spiaggia con gli amici di ombrellone.
Il rumore è assordante e l’odore della polvere da sparo è pungente. Ma è un gioco da provare, l’affitto del campo poi costa appena una cassa di birra.



Tornati indietro eravamo stanchi ma contenti per aver visto cose e posti che forse da soli non avremmo mai visitato.
Il tour dura circa tre ore e mezzo c’è qualche salita ma breve, se ce l’ho fatta io  senza scendere dalla bici è possibile per tutti. Comunque  non c’è da preoccuparsi c’è sempre qualcuno che ti aspetta. 
Questi ragazzi la mancia se la sono proprio guadagnata, bravissimi.

giovedì 25 agosto 2016

Fiere

Alimentarte Food Festival

il festival gastronomico più grande della Colombia. 


Anche quest’anno il parco del Virrey si è trasformato in un ristorante all'aria aperta in occasione della fiera Alimentarte, alla sua tredicesima edizione.

Alimentarte è la fiera gastronomica che si tiene ogni anno nei fine settimana centrali del mese di agosto e dove il cibo è protagonista e si trasforma a seconda dei temi.

Nel fine settimana dal 13 al 15 agosto sono stati serviti piatti della tradizione Spagnola, mentre in quello successivo protagonista è stata la cucina Los Llanos Orientales, una delle regioni interne della Colombia.

Non potevo che scegliere quest’ultimo fine settimana per un piccolo assaggio della cucina locale dello Los Llanos, in particolare, con i suoi famosi tagli di carne alla llanera, , i hayacas (come il tamal venezuelano)  e il pane di riso.

La carne alla maniera de los llanos viene tagliata in grandi pezzi condita con sale e altri condimenti  e poi  infilzata in uno spiedo molto lungo; lo spiedo a sua volta viene appoggiato ad un’asta, o direttamente inserito nel terreno,  dove  ardono le braci.

L’aroma è invitante, nonostante il numero di persone che affolla il parco, passando accanto agli stand si può sentire lo scoppiettio della legna. Il profumo della crosticina che si forma lentamente sul pezzo di carne con il calore delle braci  fa venire l’acquolina in bocca e lascia immaginare la tenerezza della carne segretamente protetta al suo interno.
Unica alternativa possibile è  fermarsi e comprare un piatto di carne succulenta.

Il parco in questa occasione è allestito con tavolini sotto l’ombra degli alberi. Fortunatamente la giornata è splendida con il cielo terso e un sole brillante e caldo, preso il nostro piatto ci siamo appropriati di un tavolino all'ombra e gustato la carne accompagnata dalle  immancabili patate, qui cotte nella cenere e servite con la buccia e la yucca. La yucca è un tubero commestibile abbastanza dolce: io l’adoro, credo che in Italia sia conosciuta come manioca. Credo, perché io nemmeno come manioca la conoscevo.  
      
L’unica pecca di questa  bella manifestazione è che non vengono servite bevande alcoliche, ci sarebbe stato bene un buon bicchiere di vino o una buona birra ghiacciata… ci siamo accontentati di quella analcolica, ma non è la stessa cosa.  

Il parco del Virrey si estende in lunghezza, è un ottimo spazio verde con percorsi e piazzole per fare esercizi fisici. Per non rovinare troppo il prato del parco sono state posizionate nell’area dei ristoranti delle grate dove sono appoggiati i tavoli con le sedie. Il perimetro della zona del parco destinato alla fiera è pieno di stand. Oltre ai ristoranti c’è la zona del mercato con la frutta e la verdura locale, profumata e dai colori brillanti, le pasticcerie (i colombiani vanno pazzi per i dolci,) e gli immancabili venditori di caffè…  dopo il pranzo sono una vera e propria risorsa: non si termina un pranzo senza il caffè.

Oltre agli stand culinari sono presenti una scuola di cucina, l’edicola con i giornali del settore, altri stand con prodotti commerciali sempre inerenti alla cucina e un’area per gli spettacoli.

Ovviamente sparsi qua e là ci sono anche le aree allestite con i bagni chimici. Ne parlo perché la cosa mi è parsa molto importante e ben organizzata. Quante volte i bagni chimici posizionati durante gli eventi sono un vero disastro?  Preferiresti un albero piuttosto che entrare in quella gabbia. Qui l’area, ben coperta dal sole, è sponsorizzata da una nota marca locale di prodotti per la pulizia e l’igiene: delle signorine, ogni volta che viene liberato un bagno, spruzzano deodorante “mangia odori”; inoltre c’è una montagna di carta igienica e fazzoletti per asciugarsi le mani. Una buona organizzazione, no?!

L’entrata alla festa è gratuita e i piatti sono ricchi ed economici. Per poter acquistare il cibo nei vari ristoranti occorre comprare prima dei buoni, ma non c’è da preoccuparsi ci sono diverse biglietterie disseminate in tutti gli angoli del parco.

Oltre alla fiera nel parco vengono organizzati, nelle due settimane della fiera, altri eventi come cene a tema con chef famosi e gala in ristoranti altrettanto famosi.

L’evento è organizzato dall’associazione Fundación Corazón Verde con l’obiettivo di raccogliere fondi per aiutare le famiglie della Policía Nacional vittime del conflitto armato.


Insomma se vi trovate da queste parti, questa può essere un’alternativa per trascorrere un pomeriggio al parco con i bogotani. 

lunedì 22 agosto 2016

Il volo degli aquiloni

Agosto el mes de las cometas




In Colombia non esistono le stagioni ma il mese di agosto ha una particolarità. Inizia a tirare un vento molto forte e diventa l’occasione per far volare gli aquiloni, las cometas.  
E’ incredibile quanto sia puntuale questo evento : in certe giornate c’è talmente tanto vento che ulula tra i palazzi e fa scuotere le persiane.
L’occasione è quella giusta per riunirsi nei fine settimana in qualunque spazio verde disponibile per fare volare gli aquiloni.
Il cielo sopra al parco cittadino più importante, Parque Simón Bolívar, si copre letteralmente di migliaia di aquiloni colorati e di tutte le fattezze che volano per metri e metri. Ce n’è per tutti i gusti: con forme di animali o semplici, costruiti a mano con tela e legnetti.

Perché non approfittare? Così abbiamo deciso di sfruttare la domenica per un picnic e per tentare di far volare gli aquiloni; la cosa non è affatto semplice ci vuole una certa tecnica e manualità per far arrivare più in alto possibile l’aquilone.

Ci siamo spostati al Parque de Sopò appena fuori città. 



Il parco si estende alle pendici della montagna, è abbastanza grande con un laghetto al centro dove si può noleggiare una piccola barca ed è attrezzato con piccole costruzioni (Kioscos)  dove è possibile fare il barbecue… qui l’asado nel fine settimana è un’istituzione. 
Anche in questo caso per scegliere il posto migliore e uno spazio per il barbecue è necessario arrivare presto la mattina. Noi abbiamo scelto di fare un picnic con panini e un’insalata di riso. L’accesso al parco è a pagamento: per i colombiani il prezzo è di 4500  pesos, con il cambio attuale 1,35 €, più l’ingresso dell’auto. Per gli stranieri la cifra è leggermente più alta, circa il doppio… ci hanno considerato comunque  come colombiani :-). 

Organizzatissimi i colombiani ovviamente, e non noi, con loro hanno tovaglie, cestini, tende per appoggiare all'ombra tutte le cose, bevande, stoviglie, palloni e soprattutto aquiloni.  Ho fatto picnic raramente quindi non ero preparatissima: io ho portato la mia “cofana” di insalata di riso, da condividere con il gruppo di amici, in una borsa di tela verde molto carina … gli altri tutti il resto.

Alla fine l’insalata di riso è stata comunque apprezzata.

Abbiamo scelto un posto molto carino vicino alla sponda del lago, sotto un albero, per montare le tende. La prima tenda è stata montata a tempo di record, per la seconda ci è voluto un po’ più di tempo … era in mano a due ingegneri che sono stati salvati dalla ragazzina del gruppo. Dopo aver improvvisato una partita di pallavolo, utilizzando come rete un filo tra due alberi, persa  dalla squadra femminile seppur  in numero maggiore, abbiamo pranzato sotto un cielo in cui si alternavano nuvole e sole ,poi, dopo aver pulito e fatto spazio, abbiamo finalmente fatto volare gli aquiloni.

E’ complicato davvero far prendere il volo ad un aquilone: occorre che prenda un po’ di vento, lasciare la quantità di corda giusta, tirare ma non troppo e avere pazienza… correre come facevo da piccola non serve a niente!
Ma quando finalmente riesce a prendere un po’ di quota ti sembra di aver superato la sfida più grande che abbia dovuto affrontare e con soddisfazione ammiri l’aquilone che volteggia nell'aria seguendo l’andamento del vento. 
Più gli dai corda e più vola in alto e la sfida diventa quella di superare in altezza quello del tuo vicino. 
E’ divertente e quasi quasi ti fa tornare indietro nel tempo a quando si era bambini, forse è per questo che la maggior parte delle persone che fan volare gli aquiloni sono adulti. 
Il problema è quando non riesci a controllare più l’aquilone e questo si attorciglia a quello del tuo vicino , oppure attorno ai cavi elettrici, creando qualche sorriso imbarazzato data la tua inesperienza.

Il problema degli aquiloni attorno ai cavi elettrici non è da poco. Ogni anno vengono diramati avvisi sull'attenzione da porre quando si fa volare un aquilone sollecitando gli utenti a far volare i propri aquiloni in spazi aperti, lontano da cavi elettrici. La prima volta che l’ho sentito mi è venuto anche da sorridere, perché mi sembrava quasi inutile. Ma dopo che ho visto la quantità di aquiloni che fanno volare  in qualunque pezzetto verde   disponibile,  negli spartitraffico , a bordo delle strade, dove magari oltre la recinzione non ci sono palazzi, e aquiloni bruciacchiati attorno ai fili, mi sono ricreduta.

Questo succede perché quando l’aquilone con il suo filo si attorciglia al cavo elettrico, crea un ponte tra i due fili che conducono l’energia elettrica, produce un corto circuito che provoca danni alla rete elettrica. La forza che si genera tra i due cavi potrebbe in alcuni casi fare incendiare il povero aquilone e se si tenta di tirarlo via si potrebbe creare una scarica elettrica verso la terra con il pericolo di rimanere fulminati.

Dato che gli incidenti, gravi e non, non sono mai pochi, ci tengono molto, e lo credo bene, a diffondere  avvisi affinché ci si comporti nella maniera giusta. 

giovedì 18 agosto 2016

Santa Marta

Santa Marta Parque de Tayrona

Che fare in un fine settimana lungo? Perché non fare una gita sulla costa caraibica? 

Siamo appena tornati da Santa Marta o meglio da un fine settimana immerso nella natura del parco Tayrona. 

Da Bogotà, con un volo diretto di un'ora circa, siamo arrivati nella città costiera di Santa Marta.
Un consiglio: se viaggiate di giorno, scegliete, sia all'andata che al ritorno, un posto a sinistra dell'aereo a fianco del finestrino. La pista, di decollo e atterraggio, corre parallela alla riva, lungo la spiaggia; è uno spettacolo essere così vicino al mare, a me ha dato un senso di libertà e tanta voglia di tuffarmi. Potrebbe dare un po' di vertigine quindi se vi dà fastidio forse è preferibile scegliere i sedili interni.   

Quando si scende dall'aereo si viene avvolti dal caldo della costa, se arrivi da Bogotà passi dai 15-18 °C a 35 °C o anche 40°C. Ci si ambienta in fretta, fortunatamente è una città ventilata quindi le alte temperature, all'ombra, sono accettabili. 

Non abbiamo alloggiato a Santa Marta, ma nel pueblo, villaggio, di Naranjos all'estremità orientale del parco, in una meravigliosa finca, una tenuta,  con una terrazza affacciata  sulla foce del Río Piedras.  
 
Vista del Rio Piedras dalla finca Barlovento
Il nostro tassista, che poi diventerà il mitico Jimmy, ci ha prelevato in aeroporto e ci ha portato alla finca. Il villaggio di Naranjos dista circa un'ora e mezza in auto dall'aeroporto, il paesaggio è piacevole e la strada scorrevole. 
L'auto di Jimmy non è proprio comodissima, non ha l'aria condizionata e ha anche qualche imperfezione, ad esempio la maniglia interna dello sportello del mio lato è rotta e può essere aperta solo dall'esterno, in effetti non è stato poi così male: avevo sempre un uomo che mi apriva la portiera. Nonostante tutto, Jimmy ci ha portato anche nei posti più impervi con il suo mitico taxi e durante il tragitto ci ha dato qualche informazione  sulla città e i posti vicini da poter visitare.  

La finca Barlovento, questo è il nome,  offre diversi tipi di alloggi: camere con bagno privato, un balcone o un patio se ci si trova al piano terra, oppure letti all'aperto. 
Se desideri infatti addormentarti con il sottofondo delle onde che si infrangono sulla riva, è il posto che fa per te. La struttura è una struttura verticale che si innalza dalla parte rocciosa della riva e dispone di diversi piani in cui sono sistemati i letti, non ci sono pareti ma solo un tetto. 
Molto romantico, suggestivo, naturale ma, come dire, il fragore generato dalle onde del mare agitato che si infrangono sulle rocce o sulla riva potrebbe essere, a mio avviso, un po' fastidioso a lungo andare... 

il dormitorio all'aperto
Inutile dire che io ho scelto la prima sistemazione :-) 
Un senso di vicinanza con la natura si prova anche in queste camere, il bagno infatti è quasi all'aperto, al posto della finestra, nella parte alta, ha un'apertura con la doccia formata da una grossa canna di bambù da cui scende l'acqua. Se la camera è al piano terra è un po' strano farsi la doccia con gli uccellini che ti guardano dall'alto di una palma.   
La nostra camera si affaccia su un giardino limitato da una piccola laguna a fianco del fiume e in lontananza si sentono le onde del mare, il sottofondo così è molto più piacevole. Tutto attorno ci sono palme e una fitta vegetazione, in giardino puoi godere del cinguettio degli uccelli, vedere un picchio all'opera o un airone, che con lentezza si sposta lungo il fiume, piccoli granchi blu uscire  dalle loro tane per mangiare o rane vivacemente saltellanti.  


La parte più bella secondo me per riposarsi, a qualunque ora, è la terrazza comune che fa anche da sala per la colazione e la cena. Ha un lungo divano, sedie a dondolo e, ancora più apprezzate, amache agli angoli... una meraviglia. 



Questa terrazza ha un grande tetto di foglie di palma ed è molto ventilata... da qui inoltre si possono ammirare iguana che consumano il loro pasto tra i rami degli alberi di fronte o ammirare, da lontano, i caimani che nuotano nel fiume. 


Non lo avevo detto?  Questo luogo è un sito di protezione dei caimani e non ci sono protezioni tra gli alloggi e il fiume... a vederli da lontano mi sembrano così grandi...  fortunatamente li ho visti solo da lontano. 




Non c'è televisione, non c'è molto segnale per i cellulari e anche il wi-fi è debolissimo, quindi la sera o durante il giorno si possono riscoprire vecchi piaceri: si può leggere, chiacchierare con gli altri ospiti o andare a bere qualcosa al bar sulla spiaggia. 
Tra il fiume e il mare c'è una costruzione in legno con tetto di foglie di palma che ospita il bar. Questo è gestito da un ragazzo bogotano, super abbronzato e sempre indaffarato, in effetti la maggior parte delle persone arriva poco prima del tramonto e dopo cena, lui quindi corre a destra e a sinistra come una trottola con bicchieri colmi di cocktail colorati e profumati per accontentare tutti nello stesso momento... non sempre ci riesce, bisogna avere un po' di pazienza. Dal qui sorseggiando il cocktail, quando finalmente ti è arrivato,  puoi goderti un bellissimo tramonto sul fiume con il sole che a man mano che scende si nasconde tra le fronde delle palme per poi scomparire dietro la collina. 



Molte spiagge di questa costa sono bellissime ma purtroppo non è consigliabile fare il bagno: le onde sono alte e la corrente, molto forte, trascina verso il mare aperto, è inutile dire che sono spiagge senza bagnini. Anche la spiaggia di fronte alla finca è una di queste. Si possono raggiungere a piedi spiagge vicine ad esempio a circa 500 metri c'è la spiaggia chiamata Los Angeles che è un po' più riparata, dove è possibile pranzare su tavoli di legno, irregolari, coi piedi nella sabbia a prezzi economici o bere succhi freschi. C'è anche un campeggio e la possibilità di noleggiare amache tra le palme ... anche per dormire la notte. 
Per raggiungere Los Angeles si è costretti per un tratto a percorrere la strada principale asfaltata ma quando si arriva al cancello è tutta un'altra storia: un giardino di palme e fiori ti investe con  colori brillanti: incantevole. 



Arrivati alla spiaggia c'è un altro percorso da fare prima di stendersi sotto una palma e bagnarsi i piedi, ed è quello per raggiungere il Mirador. E' un percorso breve, 5 minuti, attraverso il campeggio si passa dalla spiaggia, ci si addentra tra le palme e si sale un piccolo promontorio lì si trova una torretta in legno il cui  cartello dice di non salire in più di tre persone... e gli darei retta, è un po' traballante ma la vista è magnifica. 



Al ritorno da questa spiaggia, un consiglio: mentre camminate sulla strada asfaltata guardate  dove mettete i piedi e non continuate ad ammirare le meravigliose fronde delle palme che brillano al sole, perché indossando le vostre infradito perfettamente intonate con il vestitino estivo, occhiali da sole ed il cappello a falda larga che sembra che stiate camminando sulle stradine acciottolate di Saint Tropez, potreste cadere rovinosamente al suolo, come ho fatto io , sbucciandovi il ginocchio; proprio come succedeva quando si cadeva dalla bici la prima volta che si provava ad andare senza le rotelle... e di tutta l'eleganza tropézienne non vi resterà che una piccola lacrima di dolore, un ginocchio grattugiato e il cappello a falda larga.   



Nonostante il ginocchio tumefatto e dolorante, il giorno dopo ci siamo diretti al parco Tayrona. 

Il grande parco di Tayrona si estende da est a ovest per 35 km dalla Bahia de Tatanga a Santa Marta, fino alla foce del Río Piedras. A nord il parco è delimitato dalle acque fresche e cristalline del mar dei Caraibi e a sud dalla Sierra Nevada, la montagna costiera più alta del mondo. 

Si estende per ben 12000 ettari offrendo così un ambiente molto variegato: spiagge bianchissime, mare azzurro, foresta pluviale e zone aride. La parte occidentale del parco è arida con colline spoglie di colore marrone chiaro e la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di piante, come i cactus,  resistenti al clima; quella  orientale e quella centrale sono umide e ricoperte da foreste pluviali. 

Molto più poetica la descrizione del parco presente nel sito Parque Nacional Natural Tayrona, che provo a tradurre dallo spagnolo:

Le pendici della Sierra Nevada di Santa Marta, la montagna costiera più alta del mondo, affondano nel mare come le dita di una mano gigantesca tra cui si formano baie e insenature di una bellezza singolare...

Il parco è un'area protetta ed è abitato anche da molti animali molti dei quali a rischio estinzione. Ci sono rettili come la tartaruga verde, diverse specie di serpenti e gli iguana, poi le scimmie, l'armadillo, una gran varietà di uccelli e altro ancora, che si rifugiano all'interno della foresta per nascondersi dalla rumorosa mandria umana che nei fine settimana o nelle festività assale questo posto magnifico. 

Se si ha il tempo, consiglio di arrivare ad uno degli ingressi del parco tra le 8 e 8.30. Nei giorni festivi tantissima gente si riversa in questo parco e  possono trascorrere ben due ore prima di entrare, noi ne abbiamo impiegate così tante arrivando alle 8.30 in punto. Il modo migliore è scegliere di visitarlo nei giorni feriali e in bassa stagione da febbraio a novembre. All'ingresso del parco prima occorre fare la fila per ascoltare e vedere il video informativo del parco e poi solo dopo aver preso "el tiquete de la charla", che attesta la presenza alla sessione informativa, ci si può mettere in fila in biglietteria... il tutto è abbastanza lungo considerando anche che in biglietteria la stampa dei biglietti e la consegna dei braccialetti è molto lenta.
Durante la presentazione del parco è possibile acquistare il trasporto a cavallo per raggiungere le diverse spiagge. Il biglietto ufficiale coperto dall'assicurazione per il trasporto a cavallo viene venduto solo in questo momento quindi bisogna decidere prima di entrare se approfittarne. 

Il percorso all'interno del parco dall'ingresso El Zaíno per arrivare alla prima spiaggia balneabile è fattibile perché non si hanno grossi dislivelli ma può essere molto faticoso perché ci sono salite e discese e fa molto caldo. 

E’ necessario avere un paio di scarpe comode chiuse, scarpe da ginnastica vanno benissimo se non si ha l'intenzione di scalare la montagna , un po' di acqua per dissetarsi lungo il sentiero (una volta arrivati nelle varie spiagge si trova da bere), macchina fotografica, occhiali da sole, crema solare , repellente per insetti (questo sentiero è nella zona umida del parco), un paio di ciabatte per quando si è in spiaggia, un telo e una maglietta di ricambio. 

Ovviamente se andate al parco per la spiaggia indossate il costume da bagno!!!

Nel cammino abbiamo incontrato persone di tutte le età: giovani e meno giovani, atletici e meno atletici, e intere famiglie, qualcuno con zainetto e altri carichi come muli trasportando immense borse frigo per il pranzo. 
A vederli mi sono venuti in mente i racconti dei miei genitori quando da piccoli con tutta la famiglia andavano al mare portandosi dietro ombrelloni sedie a sdraio e ogni ben di dio tra cibo, bevande e leccornie per passare la giornata in spiaggia. Così me li immagino in fila dal più piccolo al più grande portando ognuno qualcosa.  

Seguendo il percorso Arrecife, per arrivare alla prima spiaggia balneabile noi abbiamo impiegato circa 1 h. 

Nella nostra organizzazione improvvisata abbiamo deciso di percorrere a piedi il tratto di strada dalla finca all'ingresso del parco, circa 3 km, mentre gli altri ospiti hanno chiamato un taxi o si sono lasciati accompagnare da un tour operator. Nonostante fossimo pronti ad affrontare questa passeggiata, dopo 10 minuti di camminata un ragazzo in moto si è offerto di accompagnarci ... e noi abbiamo accettato e tentato questa avventura spericolata a bordo di una motoretta in 3... il pilota con casco e noi no. Nemmeno da giovanissima, quando si pensava al pericolo e alle conseguenze con leggerezza, avrei fatto una cosa del genere...
Il ragazzo, che così si è guadagnato due soldini, è stato molto prudente e in pochissimo tempo siamo giunti a destinazione. Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!!

Dall'ingresso del parco ci sono altri 4 km che puoi decidere di fare a piedi o con una navetta. Ovviamente dopo le ore in fila occorre aspettare anche che si riempia la navetta prima di procedere. Fortunatamente dietro di noi c'era una numerosissima famigliola che ci ha permesso di aspettare solo poco minuti. :-)

La navetta lascia i passeggeri all'inizio dei percorsi e davanti allo stazionamento dei cavalli. Un percorso molto più leggero e in piano è quello che porta alla spiaggia Cañaveral. In questa spiaggia è vietato fare il bagno a causa delle forti correnti. Però qui la spiaggia è attrezzata e potete trovare un ecolodge, un campeggio e anche una spa. Così è scritto nella mappa del parco, noi abbiamo scelto l'altro percorso, questa volta nessuno ci ha dato un passaggio :-).
L'altro percorso porta ad Arrecife dove è possibile trovare un po' di ristoro, c'è da dormire, in campeggio e su amache, e un ristorante. 
Dopo esserci riposati e reintegrato i liquidi abbiamo continuato il percorso e siamo arrivati alla spiaggia La Arenilla per fare un bagno rigenerante. 
Questa spiaggia si trova in una piccola insenatura l'acqua è cristallina e fresca. Il tempo di trovare un piccolo spazio all'ombra sotto i rami degli alberi e ci siamo tuffati... una meraviglia. Fortunatamente la spiaggia non era affollatissima anche perché molti scelgono di raggiungere prima le altre spiagge più famose come La Piscina o El Cabo e anche perché gli spazi all'ombra non erano tantissimi e credetemi stare al sole è veramente difficile, in effetti siamo ai Caraibi e il sole scotta.  

spiaggia la Arenilla

In questa spiaggia sotto le fronde degli alberi trovano spazio un banchetto dove preparano arepas ripiene, quello dove servono bevande fresche e quello dove ti preparano, al momento, una spremuta di arance... dopo una lunga passeggiata il succo d'arancia è speciale! Le arance sono squisite e il succo appena spremuto ne risalta tutta la bontà...  
D'altro canto, come nelle migliori tradizioni, dopo la fatica del percorso e una volta rigenerati dal succo e dal bagno con la pelle ancora fresca e stesi all'ombra di un albero ci si merita una birra gelata. 



Ci siamo fermati un po' qui, poi abbiamo proseguito lungo la spiaggia per raggiungere La Piscina una baia profonda dove è possibile nuotare e fare snorkelling. 
Dopo altri venti minuti prendendo un altro sentiero siamo arrivati alla famosa spiaggia di Cabo San Juan del Guía bellissimo promontorio, una spiaggia bianchissima, un mare meraviglioso e poco profondo, le palme cariche di cocchi che quasi brillano al sole 


spiaggia El Cabo

... dal quale però siamo fuggiti. 
Il posto richiama talmente tanta gente che per poter proseguire sulla spiaggia bisognava camminare letteralmente sopra le persone che ovviamente si ammassavano in tutti gli spazi all'ombra disponibili... 
Qui c'è un campeggio, un ristorante, un bar e delle amache che si possono noleggiare anche per la notte, montate su di una costruzione in legno sul promontorio, di fatto in mezzo al mare.

Ci siamo fermati alla fine nella spiaggia successiva, Bocas del Saco, praticamente deserta, ci siamo accoccolati sulla sabbia sotto le fronde di un albero vicino al mare,  la brezza leggera proveniente dal mare ci ha conciliato anche un riposino. Gli unici rumori sono quello delle onde che si infrangono sulla battigia e il vento tra le fronde degli alberi. 
Occorre ricordarsi di portarsi qualche bibita o qualcosa da mangiare perché in questa spiaggia non c'è proprio nulla.  


Bocas del Saco

Da El Cabo parte un altro sentiero che si inerpica nella foresta per raggiungere il sito archeologico di Pluebito. Qui si trovano le tracce di uno dei primi insediamenti di Tayrona. Il percorso è molto più difficile e lungo. Noi per questioni di tempo non ci siamo andati. 

Abbiamo affrontato il ritorno soffermandoci ogni tanto a farci un bagno dove era possibile. Usciti dal parco dovevamo affrontare la camminata fino alla finca, sempre i 3 km precedenti, come all'andata. Eravamo carichi e ci sentivamo in forma, il ragazzo in moto ovviamente non c'era più ma abbiamo trovato lo stesso un passaggio. Tre ragazze che alloggiavano nella nostra stessa finca ci hanno riconosciuto e si sono fermate per farci salire con loro, così abbiamo condiviso il trasporto...Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!! 

Il giorno successivo abbiamo seguito il consiglio di Jimmy, il tassista, quello che ci aveva prelevato in aeroporto, è venuto a prenderci per portarci in un'altra spiaggia, fare un breve giro nella città, pranzo e poi in aeroporto. Avevamo ancora tutto il giorno davanti, l'aereo sarebbe partito solo in serata. Il tassista prima di accompagnarci in aeroporto ci ha portato a Bahía Concha. 

La spiaggia si trova al limite del parco nei pressi di Santa Marta e ci si arriva prima attraversando un quartiere nuovo, ma ancora in costruzione, fatto di casette basse e a volte irregolari poi percorrendo una strada sterrata fino all'ingresso del parco. 
Prima di arrivare alla spiaggia e dopo l'ingresso del parco ci sono ancora un paio di km di sterrato e sabbia, a tratti delle piccole dune di sabbia. Il tassista non si è perso d'animo ha guidato tra la polvere e le sabbia e anche quando ci siamo bloccati ha coinvolto dei ragazzini che passavano di là per spingere l'auto. Un rally a Santa Marta! Molti percorrono questo tratto anche a piedi , in bici, forse quando sono nel tratto sabbioso se la caricano in spalla, o in moto facendo delle gimcane su un tracciato immaginario che sembra che debbano cadere da un momento all'altro ... 

A Bahia Concha è anche possibile noleggiare il trasporto tramite una barca per raggiungere una piccola baia poco distante dove è possibile fare snorkelling (Bucéo a pulmon in spagnolo) e ammirare la barriera corallina.

Arrivati al parcheggio Jimmy ci ha indirizzato verso il lato della spiaggia meno affollato e ci ha dato appuntamento dopo due ore. Noi ci siamo rilassati, rinfrescati e dissetati. 

Al ritorno prima di portarci a fare un giro per Santa Marta ci ha regalato due birre gelate scusandosi per il disagio dovuto al rally nella sabbia. Noi non eravamo affatto dispiaciuti... è stato avventuroso e ci siamo fatti anche due risate :-)

Mitico Jimmy

 Da Santa Marta è possibile raggiungere il villaggio Minca, che si trova a 600 metri di quota nella Sierra Nevada e  il sito archeologico della Ciudad Perdida che si trova nel cuore della Sierra Nevada di Santa Marta.  
La Ciudad Perdida è la più grande città tayrona tra quelle rinvenute. I tayrona sono una delle comunità native dominanti in epoca precolombiana  più evoluta. Per raggiungere questo sito occorre fare un’ escursione di 4 o 6 giorni e assolutamente bisogna rivolgersi ad una agenzia autorizzata. 
Deve essere un luogo molto affascinante spero di poterlo visitare presto e raccontarvi di più. 

Santa Marta è il capoluogo del dipartimento della Magdalena ha poco più di 380.000 abitanti e si affaccia sul mar dei Caraibi. E' una delle città più antiche della Colombia. Era una piccola città che nel periodo più duro della guerriglia ha visto raddoppiare la popolazione a causa dello spostamento di migliaia di persone provenienti dalle zone interne che cercavano rifugio sulla costa. 
Il centro storico è molto carino, costituito da strade strette e basse costruzioni di epoca coloniale. La città si sviluppa in lunghezza al lato del lungomare e della spiaggia. 

Si respira un'aria tipica delle città sul mare ed è piacevole trascorrervi una giornata.  



martedì 16 agosto 2016

Mangiar fuori

Pranzo 

Se si è in cerca di un pasto veloce per il pranzo, magari da asporto, così da poterlo gustare seduti al parco, la città di Bogotà offre un sacco di alternative. 

Ci sono i venditori ambulanti che, all'ora di pranzo, si vedono agli angoli delle strade con i loro carretti. Tra le diverse proposte si ha il "Perro Caliente" (Hot dog), l'Arepas e, per chi preferisce il dolce, l'Oblea o una macedonia di frutta o una spremuta fatta sul momento. 




Presto farò una carrellata di questi squisiti cibi da strada, o utilizzando un termine molto più attuale, street food. 
A dire la verità non li ho ancora provati ma il profumo che si sente passando è invitante e poi hanno sempre la fila. E' sempre valido il concetto che se un posto ha la fila fuori è il migliore? ... a dire il vero non lo so...




Attenzione questi cuochi da strada sono attrezzatissimi e molto spesso hanno sempre anche un panchetto per far sedere i propri commensali mentre aspettano o mangiano. 




Ci sono anche negozietti attrezzati con qualche tavolo dove si  fanno delle ottime empanaditas o zuppe; se poi si cerca un ristorante per pranzare la zona del Chicò Norte, un quartiere di Bogotà, offre una vasta scelta.

Lo posso confermare perché vivo proprio qui :-)

L'offerta di cosa e dove mangiare è così vasta perché, di giorno, il quartiere brulica di impiegati e operai, qui, infatti, ci sono le sedi di molte aziendee la presenza di parchi, come "el parque de la 93" e "El Virrey", favorisce una pausa pranzo all'aperto.

Suggerisco qualche posto dove poter consumare un pranzo veloce, che ho provato e che mi è piaciuto.


Snubb 


si trova in calle 90 con la 15  le polpette sono la specialità del locale. Albóndigas, polpette con vari ingredienti e tutto come preferisci. 
Puoi scegliere tra differenti tipi di base come spinaci o purè. Il mio preferito è il purè... delizioso.
Puoi scegliere il tipo di carne della polpetta: maiale (cerdo), manzo (carne de res), pollo e, proprio per non scontentare nessuno, ci sono anche quelle vegetariane. 

Tra i tre tipi di polpette di carne, la mia preferita è la classica con carne de res. Non posso pronunciarmi con le vegetariane... mi dispiace: di fronte ad una polpetta non resisto! Voglio la carne. 

Ma non è finita qui. Per completare il tuo piatto, puoi scegliere anche una salsa, per me il top resta la salsa di pomodoro, e una guarnizione come ad esempio il formaggio grattugiato. 

Insomma scegli le combinazioni che più ti piacciono.

Ti servono velocemente ed il locale è carino. 


¡Chidas!


e' un piccolo locale al lato del Parque de la 93 che propone quesadillas (tortilla di mais) farcite con carne o verdure o tutte e due, oltre a zuppe e patate come contorno. Si definiscono nella loro pagina Facebook ¡El nuevo sitio donde reinventamos las quesadillas!
Non ho mai mangiato quella originaria messicana quindi non posso fare paragoni, ma questa mi è piaciuta. Oggi ho mangiato quella Chipotle con pollo, verdure ed una salsa leggermente piccante, squisita. 

Per alcune caratteristiche : la forma, la quantità di calore immagazzinato e il modo di mangiarlo, cercando di non sporcarsi ma insozzandosi comunque tutte le dita e la bocca, mi è venuto in mente il classico crescione romagnolo con pomodoro e mozzarella... Ovviamente nulla a che vedere con il crescione che resta il TOP.