venerdì 18 novembre 2016

Villa de Leyva il gioiello di Boyacá

Villa de Leyva




È una città colombiana del dipartimento di Boyacá ed è stata riconosciuta come monumento nazionale nel 1954.

E' un gioiellino incastonato tra le vette della cordigliera orientale, con paesaggi differenti tra loro che vanno dall'altopiano solcato dai fiumi Sutamarchán, Sáchica y Cane che confluiscono nel fiume Moniquirá,fino alla zona desertica.

Questa città è famosa perché conserva la sua architettura in stile coloniale. La grande piazza centrale è attorniata da edifici di quest’ epoca, tutti su due piani con balconcini e terrazze e muri intonacati di bianco. Ci si può fermare in uno dei locali sotto i portici o dentro i minuscoli bar e sbirciare dalla porta il passeggio in piazza mentre si sorseggia un caffè o una cioccolata.
Il clima è piacevole, primaverile tutto l'anno.
Si respira un'aria d'altri tempi e le strade acciottolate ne arricchiscono il sapore.





Questo romanticismo è turbato dalla difficoltà di camminare nelle viuzze del centro.
Il problema è che su questi ciottoli non è facile camminare sono di dimensioni differenti con solchi di varia profondità tra l'uno e l'altro. Attenzione! Non è possibile camminare e guardarsi attorno perché si rischia di cadere o slogarsi una caviglia.
Mi sono chiesta infatti se le ragazze di qui indossano scarpe i tacchi... non ne ho vista neanche una: anche per gli abitanti il ciottolo è rischioso …

Oltre agli ottimi ristoranti della città i dintorni offrono varie tipologie di attività. Si può andare a cavallo, fare un'escursione alla laguna Iguaqué, o fare un giro in bicicletta o su un quad per le strade polverose nelle campagne che circondano la città.

La laguna di Iguaqué è un parco naturale santuario della flora e della fauna. Per raggiungere la laguna di Iguaqué occorre fare una bella camminata a piedi per il bosco, è una vera e propria escursione di difficoltà media che termina alla laguna: un lago naturale che custodisce il segreto della vita, secondo la leggenda del popolo indigeno dei Bachue. 
Si dice che il paesaggio è molto bello però occorre arrivare presto la mattina perchè fanno entrare solo un numero determinato di persone e, se fate come noi che vi perdete per raggiungere l'entrata del parco, non potete più entrare.

A 15 km dalla città è possibile visitare le cascate della Periquera. E' alta 15 metri ed è seguita da altre 6 cascate più piccole. Il nome Periquera si deve al fatto che nella zona venivano coltivati alberi con frutti deliziosi amati dai pappagalli. Alcuni punti però della cascata sono chiusi perché, purtroppo, spesso si sono verificati incidenti anche mortali perché gente incauta ha tentato di sfidare la cascata.

Nei dintorni della città è possibile visitare anche i pozos azules. Sono pozzi artificiali che cambiano colore con il tempo e se c'è il sole sono di un azzurro profondo. Si trovano nella zona desertica e sono circondati da un bosco di pini. Il colore è dato dai minerali contenuti nell'acqua e non è permesso fare il bagno. Si raccomanda di visitarli in una bella giornata assolata, altrimenti non hanno nulla di interessante.

Nella zona intorno alla città sono stati ritrovati anche dei fossili appartenenti all'era dei dinosauri. A fianco del centro di ricerca paleontologica si trova El Fósil dove si trova il fossile intatto di un dinosauro, cronosauro precisamente, risalente a 120 milioni di anni fa. E' l'esemplare più completo di rettile marino mai ritrovato. Il fossile è stato lasciato lì dove è stato trovato ed il museo, che conserva altri ritrovamenti fossili, è stato costruito attorno.



Nei dintorni si trova anche El Infiernito, un osservatorio astronomico costruito dal popolo indigeno dei muisca. Il sito è formato da innumerevoli pietre poste verticalmente al terreno e disposte secondo i punti cardinali. Una delle interpretazioni è che questo luogo rappresentava il centro cerimoniale dove la famiglia Muisca si connetteva con il cosmo.

Vicino a Villa de Leyva ci sono altre città interessanti:





Sutamarchan  piccolo centro abitato che merita una fermata all'ora di pranzo. E’ la capitale della longaniza. La longaniza è una salsiccia tipica di questa regione: è un budello riempito con carne di maiale macinata grossolanamente, condita con spezie e lasciata riposare nella birra. La strada principale del paese è piena di locali che hanno la griglia sulla strada e i tavolini sotto ad un tendone. Sono uno attaccato all'altro ed energici “butta dentro” sventolano bandierine colorate per attirare la vostra attenzione Potete scegliere il locale che più vi ispira. Uno vale l'altro, anche se il più famoso è “ El Fogata”. Per poter assaporare al meglio i prodotti cucinati alla griglia è preferibile ordinare una “picada” una grigliata mista con patate, platano e arepas. Attenzione le porzioni sono abbondanti, quella per una persona è sufficiente per due.
Direi che è un'ottima sosta per il pranzo.

Raquirá è un paese famoso per la lavorazione della terracotta, meglio definita come la capitale colombiana della terracotta. La piazza dove si affaccia la chiesa è contornata da grandi statue di terracotta che rappresentano persone nella loro la vita quotidiana, e tutto intorno ci sono tanti negozi multicolori di artigianato che vendono terracotte di tutti i tipi: statue, oggetti per la cucina, pentole, soprammobili. Ma non solo: in questi negozi, che vendono tutti più o meno le stesse cose e ne sono stracolmi, si trovano anche borse, amache, ceste, poncho, gioielli o decorazioni in legno. Oltre ai negozi ci sono i veri e propri laboratori di vasai dove è possibile assistere al processo di produzione o fare il proprio vaso di terracotta.

Chiquinquirá è considerata la capitale religiosa della Colombia poiché nella sua chiesa è custodita un’ immagine della Vergine a cui sono attribuiti poteri miracolosi e questo richiama pellegrini da tutto il mondo. E' un dipinto realizzato a metà del 1500, però data la scarsa qualità dei materiali che furono utilizzati iniziò a sbiadire in poco tempo e per questo fu messo in un magazzino. Verso la fine del 1500 una donna molta devota trovò il quadro e cominciò ogni giorno a dedicare una preghiera e, come per miracolo, quell'immagine strappata e sbiadita ritornò all'antico splendore; da allora la sua fama è cresciuta rapidamente. Tra i prodotti artigianali da ricordare meritano attenzione le chitarre in legno costruite a mano secondo una tradizione che si passa da padre in figlio.


Tunja è un centro universitario ed è il capoluogo del dipartimento di Boyacá. Questa cittadina ospita diverse chiese, con le decorazioni tipiche della Spagna cristiana tra i secoli XII e XVI, caratterizzate da influenze islamiche come dimostrano i tipici soffitti a cassettoni, e diverse residenze dell'epoca coloniale. Queste residenze conservano ancora soffitti colorati con immagini bizzarre che combinano motivi provenienti da diverse culture: scene mitologiche, figure umane, animali, piante o stemmi. Una di queste è appartenuta al notaio Juan De Vargas che possedeva una biblioteca dove conservava libri delle diverse culture europee, sull'architettura, sulla natura e sulla religione e si pensa che i pittori si inspirarono alle illustrazioni di questi libri per le decorazioni dei soffitti delle case. Dato che le illustrazioni erano in bianco e nero i colori vivaci sono il frutto della fantasia degli artisti stessi.



Un luogo di interesse storico è il Ponte de Boyacá. Si trova sulla strada che da Tunja porta a Bogotà. E' un enorme monumento che celebra la vittoria in questa zona dell'esercito di Simón Bolívar, il 7 agosto del 1819, contro le truppe spagnole. Il monumento è una scultura di 18 metri sormontata dalla statua del condottiero e attorniata da cinque angeli che rappresentano i cinque paesi così detti bolivarianos: Venezuela, Colombia, Ecuador, Perù e Bolivia. Anche se si fa riferimento al ponte dove fu combattuta la battaglia, oggi il ponte non esiste più.

Sulla strada per Bogotà si incontra anche la cittadina di Ventaquemada, famosa per la produzione delle"Arepas" Boyacenses. L’ arepa in questa zona viene preparata con farina di mais giallo, zucchero, formaggio fresco e burro. Sono squisite.



martedì 4 ottobre 2016

Metti un fine settimana a Barranquilla, al caldo, con i piedi nel mar dei Caraibi...

Barranquilla 



Barranquilla è una città della costa che si affaccia sul mar dei Caraibi ed è famosa per il suo carnevale secondo, in America Latina, solo a quello di Rio.
Non ha altre attrazioni particolari, tutto in effetti ruota attorno al Carnevale, quindi per il resto dell'anno è una città portuale, tranquilla ma comunque trafficata considerando che è la città più grande della costa e che vanta uno dei porti più importanti della Colombia.

Il carnevale si svolge in 4 giorni prima del mercoledì delle ceneri. Anche se di fatto i giorni sono molto di più perché c'è il precarnevale con l'incoronazione della regina, la guacherna una sfilata notturna, il carnevale dei bambini e la lettura del bando.
La maschera tipica è Marimonda. Agli inizi rappresentava il barranquillero burlone e di poche risorse. Per infastidire l'alta società un barranquillero creò un travestimento con abito fatto di toppe, maglia e pantaloni alla rovescia, la maschera con un gran naso fallico, delle grandi orecchie ed un fischietto scandaloso che ridicolizzava i ricconi della città.
Oggi la maschera rappresenta una persona giocosa e burlona.
Il carnevale comincia il sabato, è la Batalla de las flores, con la sfilata dei carri e dei ballerini capeggiata dal carro della regina del carnevale. La regina, eletta annualmente dalla giunta direttiva dalla fondazione del carnevale (Fundación del carnaval de Barranquilla), deve presidiare il carnevale e fare in modo che venga rispettata l'unica legge ammessa del carnevale “ballare e godere fino a che il corpo lo sopporti”.
Il secondo giorno, la domenica, è la parata del folclore e della tradizione dove sfilano solo i ballerini che danzano, a piedi nudi sull'asfalto cocente, i balli della tradizione.
Il terzo giorno è il giorno della “parata fantasia” dove abiti di piume coloratissimi sfilano insieme ai carri. Qui si mischiano alla tradizione balli nuovi o di altri paesi come la samba, il reggaton e la musica elettronica.
Il quarto giorno è il giorno del funerale di Joselito Carnaval che simbolizza la fine delle festività. Si dice che Joselito Carnaval resuscita il sabato del carnevale e muore l'ultimo giorno, stanco e ubriaco per risuscitare nuovamente l'anno successivo al prossimo carnevale.
Migliaia di persone accorrono qui per il carnevale e dal pomeriggio fino al mattino la gente si scatena tra musica, balli e bevute incontrollate. Si dice che i costeños sanno come ci si diverte.
Il prossimo anno potrebbe essere una meta da tenere in considerazione!!! Anche se occorre prenotare già ora vista la grande affluenza che richiama il carnevale.

Tra i personaggi famosi nati in questa città viene ricordata Shakira che poco tempo fa con Carlos Vives ha girato proprio qui il video del tormentone dell'estate “La Bicicleta”. Tra i posti che si vedono nel video c'è anche la nuova parte della passeggiata lungo il fiume che è stata costruita nell'ultimo anno. L'obiettivo è di sfruttare e risanare un'area abbandonata della città. E' molto carina ed è piacevole quando c'è un po' di vento, anche se c'è ancora molto lavoro da fare.

Barranquilla non poteva che essere una delle nostre mete per una gita che è stata comunque interessante perché fatta con una barrinquellera DOC, non famosa come Shakira, ma perfetta come guida.

Siamo partiti da Bogotà il venerdì sera, per la cronaca da Bogotà con l'aereo si impiega un'ora e mezza circa.
Come sempre il cambio di temperatura è notevole: si passa dalla fresca Bogotà alla caliente Barranquilla.
Se siete fortunati potete godere di un clima caldo ma ventilato con la favolosa briza tipica della città. Peccato che la sera prima del nostro arrivo avesse piovuto e il caldo con la brezza piacevole si era trasformato in caldo afoso e umido. La solita fortunata! Chi mi conosce sa qual è il mio livello di sopportazione del caldo, figuriamoci con afa. Comunque non sto esagerando perché anche i locali che sono abituati al caldo erano abbastanza “accalorati” e se un locale ti dice che hace mucho calor es porque hace mucho calor” è veramente caldo.

Barranquilla è stata edificata lungo il rio Magdalena, uno dei principali fiume della Colombia, lungo 1538 km e che nasce nella cordigliera centrale delle Ande. Percorre quasi tutto il paese da sud a nord.



Una delle cose particolari, visto che la città non ha una rete di raccolta dell'acqua piovana, è che ha alcune strade che letteralmente si allagano, il livello di acqua arriva ad un'altezza tale che non è possibile spostarsi con alcun mezzo. Le strade interessate dagli arroyos (così si chiamano) si notano dal fatto che hanno dei marciapiedi altissimi. Non ci credevo ma è davvero così, i barranquillores però nella loro attitudine tutta costeña (cittadini della costa) con tutta calma e tranquillità alla domanda come fate a spostarvi, rispondono che aspettano che le strade siano nuovamente percorribili. 
In fondo...che problema c'è!?!?


La pioggia come ben si sa in un clima tropicale non porta solo umidità ma consente il proliferare di insetti odiosi come le zanzare.
Anche in questo caso chi mi conosce sa quanto io sia amata dalle zanzare, e infatti d'estate a tutti piace starmi vicino non solo per la mia frizzante simpatia ma anche per la capacità di attrarre le zanzare fungendo da zampirone.

Siamo stati ospitati in una finca (casa di campagna) appena fuori città, non ho fatto in tempo di scendere dalla macchina con aria condizionata e sorprendermi del caldo afoso che letteralmente una nuvola di zanzare mi ha completamente ricoperta. Ovviamente avevo il repellente antizanzare a portata di mano e, mentre lo cercavo disperatamente nella borsa tentando di scacciarle via muovendomi come posseduta, queste hanno banchettato a volontà.
Dopo essermi cosparsa di litri di repellente finalmente ho potuto ammirare la casa.

La casa stuccata riluceva alla luce delle lampadine e si rifletteva nella piccola piscina; dalla terrazza si godeva il paesaggio dove al buio si vedevano le luci delle strade del piccolo golfo.
La costruzione è su un piccolo piano della collina dove sorge il pueblo de El Morro, piccolo agglomerato di semplici casette basse circondate dalla strada in terra battuta con tanto di chiesetta e piazzetta, che alla bisogna si trasforma in un campo da calcio, sport preferito dei colombiani.
Le rotondità della collina sono state appianate e sono stati eretti muri di contenimento a ridosso della casa. Tutto costruito a mano, pietra dopo pietra e mattone dopo mattone, dal mastro Norberto abitante del posto e eletto custode-tuttofare della finca.
Norberto è un ometto tutto nervi e muscoli, con la carnagione scura e lineamenti duri ma sempre sorridente e gentile.
Il mattino seguente dopo essermi cosparsa nuovamente di repellente, mentre tutti dormivano mi sono goduta il paesaggio da un'amaca sulla terrazza sorseggiando un ottimo caffè costeño.
Non si sa bene dove siano le piantagioni di caffè sulla costa, ma, a detta di Diana, la nostre ospite nonché guida, è puro caffè costeño.

Se fa così tanto caldo in una città di mare dove si va? Al mare!!!

La spiaggia di questa costa, a differenza di quella che si trova più a Nord nei pressi del parco Tairona, è scura quindi l'acqua non offre quelle gradazioni azzurre tipiche da cartolina dei Caraibi, dove sembra di nuotare in un piscina, ma è comunque pulita e calda. Noi siamo andati sulla striscia di costa a sud della città, località di Puerto Velero. Una lingua di terra e sabbia che si allunga e curva sul mare formando un piccolo golfo. Proprio quello che ammiravo dalla terrazza sorseggiando il caffè.
C'era un po' di vento che rendeva l'afa sopportabile e ci siamo sistemati sotto una delle capanne costruite con pali in legno e ricoperte di foglie di palma. 



Abbiamo pranzato con dell'ottimo pesce fresco alla piastra, pescato la mattina dai pescatori della zona.
Delizioso.
Anche se i locali affermano che il miglior modo di cucinare il pesce è fritto perché ha più sapore... (su questo continuano a non convincermi) che c'è di meglio di un pesce alla brace senza fronzoli? … de gustibus...
Dopo pranzo, ci ha sopraffatto la stanchezza forse perché la sera prima ci siamo persi in chiacchiere, fino alle 4 del mattino, sulla ormai gettonatissima terrazza bevendo birra gelata, o forse perché le piña colada sorseggiate come aperitivo, squisite, avevano fatto effetto.
Dopo la pennichella, sistemati alla bene e meglio chi su un'amaca, chi su un lettino, chi su una sedia, ormai a pomeriggio inoltrato abbiamo raccolto le nostre cose per far ritorno alla finca e prepararci per la serata di salsa.

Come in tutta la Colombia non c'è rumba se non si balla.

Per evitare l'attacco delle zanzare in uscita dall'auto abbiamo deciso di cospargerci di repellente in auto... non è stata una grande idea perché non essendo sincronizzati nelle aperture delle portiere le zanzare hanno attaccato i più lenti … tra cui io.
Che molestia! Sono riuscite a trovare spazi in cui non avevo diligentemente cosparso di liquido ...


Prima di buttarci nella rumba abbiamo fatto un giro nel trafficato centro della città e ci siamo fermati a bere una birra rinfrescante al bar “la Troja”.
E' un locale tipico della salsa, una vera istituzione a Barranquilla: una targa lo definisce il patrimonio culturale e musicale dell'umanità. Nel locale vengono servite solo bevande, principalmente birra, e la musica della salsa è ad altissimo volume. Puoi alzarti e ballare da solo o in coppia tra i tavoli o anche per strada fino al mattino.
Così dietro di noi sul marciapiede un uomo anziano e anche poco abbiente ha ballato tutto il tempo che siamo rimasti a bere la nostra birra. Ballava senza sosta: era felice; era lì solo per ballare ed era contento di poterlo fare. Che meraviglia!
Nelle ore notturne i ballerini invadono anche la strada tanto da rendere il passaggio delle auto difficoltoso. I camerieri ti lasciano le bottiglie vuote sul tavolo e quando chiedi il conto te le vengono a contare, se non hai spazio sul tavolino, non c'è problema : ti portano una cassa vuota da riempire.

Ci siamo fermati a mangiare un perro caliente (hot dog) gigantesco prima di andarci a buttare nel ritmo della salsa cubana.
Il locale molto carino, con musica dal vivo, ospitava un sacco di persone molto eleganti e di tutte le età. Ma perché Diana non ci hai detto che era un posto elegante?
Tra tutti questi elegantoni, anche i camerieri lo erano, io con la mia maglietta a righe, i leggins e le scarpe da ginnastica sembravo la lavapiatti, forse anche la lavapiatti era più elegante di me.
Per fortuna con la musica a tutto volume, gente che ballava e le luci basse hanno fatto sì che nessuno ci facesse caso. Spero!

Dopo la notte salsera il giorno seguente ci siamo diretti al vulcano Totumo, che si trova sulla strada che da Barranquilla porta a Cartagena. È un vulcano in miniatura alto poco più di due piani che erutta fango. In cima ha una vasca naturale di fango che, a detta dei locali, contiene più di cinquanta elementi naturali con effetto terapeutico.


Sarà che non ne avevo voglia di infangarmi, non sapevo se avrei potuto fare la doccia prima di prendere l'aereo per Bogotà, sarà perché non ero ben organizzata con i cambi o sarà perché mi avevano appena detto che mi avrebbero risciacquato con l'acqua della laguna lasciata scaldare al sole in bidoni di latta , ho preferito non beneficiarne; mi sono limitata a fotografare i miei compagni di viaggio che goffamente si muovevano nel fango. 
Una scaletta artigianale di fango e legno ti permette di arrivare in cima, dove proprio sulla bocca c'è questa piscinetta di fango. Non ha fondo e ogni tanto delle bolle d'aria, gorgogliando dal fondo del vulcano, salgono in superficie provocando le risa isteriche dei bagnanti.

Barranquilla al di là del famoso Carnevale non ha molto altro da offrire, ma se capita una fermata a Barranquilla si può sfruttare al meglio la visita per conoscere la gente, la musica, i balli, il cibo.

I balli caratteristici di Barranquilla costa sono la cumbia, il porro e il mapale.
Il porro originariamente era ballato dagli schiavi di colore che danzavano intorno ad un tamburo di forma tronca chiamata Porro. Esistono due versioni del porro, determinate dal modo di suonare il tamburo: il porro Palitao o Gaita con ritmo lento e il porro “El Tapao” o Puya.
Il mapale è un ballo di origine africana, tipico della zona del rio Magdalena. Nasce come ballo dei lavoratori che danzano al ritmo di tamburi, canti e battito di mani; con il tempo si è trasformato diventando la rappresentazione dell'incontro erotico tra l'uomo e la donna. Ecco che il mapale moderno ha un ritmo accelerato caratterizzato da passi corti, battito di mani e dal movimento simultaneo di petto e bacino. Si dice che è ispirato ai movimenti all'omonimo pesce, molto comune in queste zone, quando viene tirato fuori dall'acqua.

Per strada può capitare anche di fermarsi ad ascoltare una banda papayera. Sono piccole bande popolari formate da strumenti come bombardino, trombone, trombetta, clarinetto, tamburelli, bombo che suonano musiche del carnevale.

Se invece si è ispirati e invasi da un attacco improvviso di romanticismo si può optare per la serenata. Come tantissimi anni fa qui è ancora il modo migliore per esprimere l'amore alla propria amata. Nella piazza adiacente al vecchio stadio ci sono ancora i suonatori di serenata che puoi assoldare per avere la tua serenata.

Altro locale tipico e vivace, anzi carnevalesco è il CUCAYO, oltre a vivere un’ esperienza festosa partendo dai coloratissimi arredamenti, è possibile assaporare i piatti tipici della zona come il succo di corozo, ila cayeye, i chicharrones e la butifarra. 

Il corozo è il frutto di una pianta che cresce nella zona, sono chicchi rossi abbastanza grossi e dal sapore un po' acidulo da cui si ricava un succo buono e rinfrescante.
Il cayeye è ottenuto dalla purea di guineo, un tipo di banana verde che non è il platano, viene soffritto con cipolla e aglio, a cui si aggiunge il suero, latte fermentato tipico della zona. E' servito con formaggio costeño grattugiato: è squisito!
I chicharrones sono pezzetti di pelle di maiale o di pelle e carne di maiale fritti. Sono croccanti e profumati. Almeno uno è da assaggiare, infatti io più di uno non riesco a mangiarne.
La butifarra, ha origini spagnole, più precisamente della Cataluña, ma in Colombia ha una sua propria preparazione in particolare della città di Soledad, una piccola cittadina alle porte di Barranquilla. Il piatto è composto da trippa di maiale tritata con pancetta, zucchero di canna, salsiccia, sale e spezie. Diciamo che questo ha un sapore un po' particolare...

Capita invece che per strada ti vendano la galleta griega, una cialda sottile arrotolata in un cono da mangiare con una gelatina zuccherosa di corozo. Squisite.

La cucina barranquillera vanta anche diverse preparazioni di pesce: al forno, alla griglia, alla piastra e, ovviamente, fritto. Ci sono diverse varietà di pesce: la mojarra, bagre, pescado sierra, pargo, robalo tutti pesci tipici delle acque calde dei Caraibi.

Insomma buoni motivi ci sono per approfittare della calorosa accoglienza dei barranquilleros.

mercoledì 31 agosto 2016

Bogotà in bicicletta

Tour in bicicletta nella Candelaria




Un modo molto carino di visitare il centro della città  è in bicicletta. Ci sono varie offerte tra quelle presenti abbiamo scelto Bogotà bike tours.  




Si parte dalla sede dell’associazione, nella Candelaria, il centro storico della città, dove  consegnano una bicicletta, adatta alla propria altezza, e un casco. Il primo posto che si visita è el Parque del Periodista. Il gruppo è formato da una decina di persone e la guida solitamente è un ragazzo giovane, bogotano, che parla molto bene anche inglese Il suo compito è guidare i visitatori per il centro per fare assaporare appieno la città. Con lui c’è un aiutante tuttofare che non solo controlla il gruppo per evitare che qualcuno possa perdersi ma fa anche da meccanico delle biciclette.
Non è faticoso e, secondo me, alla portata di tutti, basta sapere andare in bicicletta, seguire le istruzioni e avere cento occhi quando si attraversa la strada. 

Tutto il centro è in forte espansione lo si nota anche dai nuovi palazzi in costruzione. Il traffico è sempre quello solito di Bogotà.

Una prima tappa è la visita ad uno dei mercati coperti, il mercato Palo Quemao. Appena entrati colpisce il colore brillante della frutta e verdura che si trovano sui banchi ed il profumo del caldo di costilla cucinato nelle bancarelle vicine.



El caldo di costilla è un brodo di carne con costine di manzo normalmente preparato per la colazione, non è un errore, viene servito a colazione, ed è uno dei piatti tipici colombiani. Questo non lo abbiamo assaggiato.



I prodotti esposti sono tutti locali, coltivati nelle campagne vicine. La signora dietro al banco la divide in parti uguali , pone i pezzi colorati sul piatto e con orgoglio ti invita all'assaggio. Alcuni sono veramente particolari, di cui, ahimè, ora non ricordo il nome; si passa da frutti carnosi e dolci a quelli con sapori forti e aspri.
Mi sto ancora documentando sui piatti tipici e i prodotti della terra colombiani però mi piacerebbe scrivere di più in merito perché la ricchezza del paese passa anche dal cibo.
Altre bancarelle propongono spezie e erbe di tutti i tipi anche le più miracolose come il yacon che cura qualunque cosa o il mix di erbe “amansa guapos”, letteralmente addomestica ragazzi.




Dopo la visita al mercato si indossa nuovamente il casco e si inforca la bicicletta per passare tra i quartieri popolari dove risaltano i meravigliosi graffiti. Sono vere e proprie opere d’arte e raccontano storie di quotidianità, le storie della gente della strada e la storia del paese, segnata purtroppo dalla violenza.



I colori sono forti e vivi, i disegni sono ben marcati e le immagini potenti: ti fermi, li guardi e man mano che li osservi ti stupisci di quanto anche una sola immagine possa essere forte e di quanto possa raccontare.
Ogni graffito è unico e riesce a trasmetterti molte emozioni, uno ti può far  ridere, uno ti incanta, un altro ti spaventa o  ti sconcerta. Ciascuno di essi racconta, attraverso oggetti o cose comuni,  la violenza, il disagio ma anche la voglia di riscattarsi, la voglia di un futuro migliore: sono come un grido di rivolta.  E’ l’espressione attraverso l’arte delle persone che vivono la strada e che hanno voglia di far sentire la propria voce per rompere il silenzio che ha caratterizzato il passato.
Raccontano il passato come necessità di ricordarlo per essere più coscienti del presente e per costruire un futuro.



Essere un graffitaro ha sempre comportato rischi : dispute territoriali o l’arresto. I graffiti a Bogotà oggi sono tollerati e accettati come forma d’arte, ma non è stato sempre così. Infatti nel 2011 un ragazzo giovanissimo, Diego Felipe Becerra conosciuto con il nome di Felix the Cat, una notte di agosto, mentre dipingeva una delle pareti di un sottopassaggio, fu fermato e ucciso dalla polizia. Il caso fece talmente tanto scalpore che artisti e gente comune si radunarono in segno di protesta. Il clamore fu tale che obbligò la municipalità dell’epoca a legalizzare i graffiti e la street art. Il caso, della morte del ragazzo, dopo ben 5 anni, fa comunque ancora discutere.
La città è come un museo di arte moderna a cielo aperto, ogni quartiere e ogni sottopasso ha una firma o un graffito. E’ incredibile.




Dopo aver fatto quasi indigestione di graffiti, che comunque continuo ad ammirare e mi stupisco ogni volta che ne vedo uno, ci si ferma  ad una piccola azienda di torrefazione del caffè, il caffè della fonda, un caffè davvero squisito.


Il profumo dei chicchi di caffè tostati è ineguagliabile, ti fa pensare a quell’unico momento piacevole della sveglia al mattino, ai momenti con gli amici dove è immancabile la tazza di caffè dopo un lauto pasto o prima di una lunga notte di balli e baldorie, alla casa in cui quel profumo inebriante che si diffonde in tutte le stanze fa sentire ancora più “casa”.
Mi piace il caffè, non c’è dubbio, rigorosamente nero e senza zucchero! Direi quindi che sono nel paese giusto…



Rigenerati dopo un buon caffè (volendo, per chi non ama il caffè, ci sono altre bevande) assaporato nel bar/rivendita dell’azienda, abbiamo inforcato ancora le biciclette e  proseguito, tra i quartieri del centro  tutti più o meno decorosi, siamo passati anche in mezzo al quartiere a luci rosse, e poi ritornati verso la Candelaria. Prima di tornare al punto di partenza ci siamo fermati a giocare a “Tejo”.
Il tejo è un gioco colombiano molto popolare: i nostri nonni giocano al C.r.a.l con le bocce qui giocano a Tejo. È un gioco di origine indigena ed è diffusissimo, ci sono campi in qualunque città e in qualunque quartiere, proprio perché fa parte della tradizione precolombiana.  Ci sono anche i tornei del campionato professionisti.
Entriamo in quello che sembra un piccolo negozietto, ma superata la porta alle spalle del gestore si apre un capannone con pavimento in terra battuta, pareti blu e sedie gialle. Il capannone è suddiviso in diversi campi rettangolari. Alle due estremità di ogni campo c’è una sorta di bersaglio formato da una tavola inclinata piena di argilla in cui al centro vengono disposti in cerchio dei rettangolini bianchi.  Il gioco consiste nel lanciare un disco pesantissimo in ferro, il tejo, verso questa tavola, cercando di colpire il centro delimitato dai rettangoli. Però se uno dei rettangoli viene colpito ... questi esplodono perché contengono una piccola quantità di polvere da sparo.
Comunemente il punteggio è così assegnato:
Mano: si concede 1 punto al tejo più vicino alla fine di ogni turno;
Mecha: si concedono 3 punti per ogni mecha (triangolo bianco con polvere da sparo) esplosa;
Embocinada: si concedono 6 punti a quel giocatore il cui tejo ha avuto un impatto all'interno del bersaglio;
Moñona: garantisce 9 punti a quel giocatore che ha centrato il tubo e ha fatto esplodere la mecha con lo stesso tiro
Guardando l’assegnazione del punteggio, io in pratica ho fatto zero punti su mille tentativi; d'altronde non ero brava nemmeno a bocce quando giocavo in spiaggia con gli amici di ombrellone.
Il rumore è assordante e l’odore della polvere da sparo è pungente. Ma è un gioco da provare, l’affitto del campo poi costa appena una cassa di birra.



Tornati indietro eravamo stanchi ma contenti per aver visto cose e posti che forse da soli non avremmo mai visitato.
Il tour dura circa tre ore e mezzo c’è qualche salita ma breve, se ce l’ho fatta io  senza scendere dalla bici è possibile per tutti. Comunque  non c’è da preoccuparsi c’è sempre qualcuno che ti aspetta. 
Questi ragazzi la mancia se la sono proprio guadagnata, bravissimi.

giovedì 25 agosto 2016

Fiere

Alimentarte Food Festival

il festival gastronomico più grande della Colombia. 


Anche quest’anno il parco del Virrey si è trasformato in un ristorante all'aria aperta in occasione della fiera Alimentarte, alla sua tredicesima edizione.

Alimentarte è la fiera gastronomica che si tiene ogni anno nei fine settimana centrali del mese di agosto e dove il cibo è protagonista e si trasforma a seconda dei temi.

Nel fine settimana dal 13 al 15 agosto sono stati serviti piatti della tradizione Spagnola, mentre in quello successivo protagonista è stata la cucina Los Llanos Orientales, una delle regioni interne della Colombia.

Non potevo che scegliere quest’ultimo fine settimana per un piccolo assaggio della cucina locale dello Los Llanos, in particolare, con i suoi famosi tagli di carne alla llanera, , i hayacas (come il tamal venezuelano)  e il pane di riso.

La carne alla maniera de los llanos viene tagliata in grandi pezzi condita con sale e altri condimenti  e poi  infilzata in uno spiedo molto lungo; lo spiedo a sua volta viene appoggiato ad un’asta, o direttamente inserito nel terreno,  dove  ardono le braci.

L’aroma è invitante, nonostante il numero di persone che affolla il parco, passando accanto agli stand si può sentire lo scoppiettio della legna. Il profumo della crosticina che si forma lentamente sul pezzo di carne con il calore delle braci  fa venire l’acquolina in bocca e lascia immaginare la tenerezza della carne segretamente protetta al suo interno.
Unica alternativa possibile è  fermarsi e comprare un piatto di carne succulenta.

Il parco in questa occasione è allestito con tavolini sotto l’ombra degli alberi. Fortunatamente la giornata è splendida con il cielo terso e un sole brillante e caldo, preso il nostro piatto ci siamo appropriati di un tavolino all'ombra e gustato la carne accompagnata dalle  immancabili patate, qui cotte nella cenere e servite con la buccia e la yucca. La yucca è un tubero commestibile abbastanza dolce: io l’adoro, credo che in Italia sia conosciuta come manioca. Credo, perché io nemmeno come manioca la conoscevo.  
      
L’unica pecca di questa  bella manifestazione è che non vengono servite bevande alcoliche, ci sarebbe stato bene un buon bicchiere di vino o una buona birra ghiacciata… ci siamo accontentati di quella analcolica, ma non è la stessa cosa.  

Il parco del Virrey si estende in lunghezza, è un ottimo spazio verde con percorsi e piazzole per fare esercizi fisici. Per non rovinare troppo il prato del parco sono state posizionate nell’area dei ristoranti delle grate dove sono appoggiati i tavoli con le sedie. Il perimetro della zona del parco destinato alla fiera è pieno di stand. Oltre ai ristoranti c’è la zona del mercato con la frutta e la verdura locale, profumata e dai colori brillanti, le pasticcerie (i colombiani vanno pazzi per i dolci,) e gli immancabili venditori di caffè…  dopo il pranzo sono una vera e propria risorsa: non si termina un pranzo senza il caffè.

Oltre agli stand culinari sono presenti una scuola di cucina, l’edicola con i giornali del settore, altri stand con prodotti commerciali sempre inerenti alla cucina e un’area per gli spettacoli.

Ovviamente sparsi qua e là ci sono anche le aree allestite con i bagni chimici. Ne parlo perché la cosa mi è parsa molto importante e ben organizzata. Quante volte i bagni chimici posizionati durante gli eventi sono un vero disastro?  Preferiresti un albero piuttosto che entrare in quella gabbia. Qui l’area, ben coperta dal sole, è sponsorizzata da una nota marca locale di prodotti per la pulizia e l’igiene: delle signorine, ogni volta che viene liberato un bagno, spruzzano deodorante “mangia odori”; inoltre c’è una montagna di carta igienica e fazzoletti per asciugarsi le mani. Una buona organizzazione, no?!

L’entrata alla festa è gratuita e i piatti sono ricchi ed economici. Per poter acquistare il cibo nei vari ristoranti occorre comprare prima dei buoni, ma non c’è da preoccuparsi ci sono diverse biglietterie disseminate in tutti gli angoli del parco.

Oltre alla fiera nel parco vengono organizzati, nelle due settimane della fiera, altri eventi come cene a tema con chef famosi e gala in ristoranti altrettanto famosi.

L’evento è organizzato dall’associazione Fundación Corazón Verde con l’obiettivo di raccogliere fondi per aiutare le famiglie della Policía Nacional vittime del conflitto armato.


Insomma se vi trovate da queste parti, questa può essere un’alternativa per trascorrere un pomeriggio al parco con i bogotani. 

lunedì 22 agosto 2016

Il volo degli aquiloni

Agosto el mes de las cometas




In Colombia non esistono le stagioni ma il mese di agosto ha una particolarità. Inizia a tirare un vento molto forte e diventa l’occasione per far volare gli aquiloni, las cometas.  
E’ incredibile quanto sia puntuale questo evento : in certe giornate c’è talmente tanto vento che ulula tra i palazzi e fa scuotere le persiane.
L’occasione è quella giusta per riunirsi nei fine settimana in qualunque spazio verde disponibile per fare volare gli aquiloni.
Il cielo sopra al parco cittadino più importante, Parque Simón Bolívar, si copre letteralmente di migliaia di aquiloni colorati e di tutte le fattezze che volano per metri e metri. Ce n’è per tutti i gusti: con forme di animali o semplici, costruiti a mano con tela e legnetti.

Perché non approfittare? Così abbiamo deciso di sfruttare la domenica per un picnic e per tentare di far volare gli aquiloni; la cosa non è affatto semplice ci vuole una certa tecnica e manualità per far arrivare più in alto possibile l’aquilone.

Ci siamo spostati al Parque de Sopò appena fuori città. 



Il parco si estende alle pendici della montagna, è abbastanza grande con un laghetto al centro dove si può noleggiare una piccola barca ed è attrezzato con piccole costruzioni (Kioscos)  dove è possibile fare il barbecue… qui l’asado nel fine settimana è un’istituzione. 
Anche in questo caso per scegliere il posto migliore e uno spazio per il barbecue è necessario arrivare presto la mattina. Noi abbiamo scelto di fare un picnic con panini e un’insalata di riso. L’accesso al parco è a pagamento: per i colombiani il prezzo è di 4500  pesos, con il cambio attuale 1,35 €, più l’ingresso dell’auto. Per gli stranieri la cifra è leggermente più alta, circa il doppio… ci hanno considerato comunque  come colombiani :-). 

Organizzatissimi i colombiani ovviamente, e non noi, con loro hanno tovaglie, cestini, tende per appoggiare all'ombra tutte le cose, bevande, stoviglie, palloni e soprattutto aquiloni.  Ho fatto picnic raramente quindi non ero preparatissima: io ho portato la mia “cofana” di insalata di riso, da condividere con il gruppo di amici, in una borsa di tela verde molto carina … gli altri tutti il resto.

Alla fine l’insalata di riso è stata comunque apprezzata.

Abbiamo scelto un posto molto carino vicino alla sponda del lago, sotto un albero, per montare le tende. La prima tenda è stata montata a tempo di record, per la seconda ci è voluto un po’ più di tempo … era in mano a due ingegneri che sono stati salvati dalla ragazzina del gruppo. Dopo aver improvvisato una partita di pallavolo, utilizzando come rete un filo tra due alberi, persa  dalla squadra femminile seppur  in numero maggiore, abbiamo pranzato sotto un cielo in cui si alternavano nuvole e sole ,poi, dopo aver pulito e fatto spazio, abbiamo finalmente fatto volare gli aquiloni.

E’ complicato davvero far prendere il volo ad un aquilone: occorre che prenda un po’ di vento, lasciare la quantità di corda giusta, tirare ma non troppo e avere pazienza… correre come facevo da piccola non serve a niente!
Ma quando finalmente riesce a prendere un po’ di quota ti sembra di aver superato la sfida più grande che abbia dovuto affrontare e con soddisfazione ammiri l’aquilone che volteggia nell'aria seguendo l’andamento del vento. 
Più gli dai corda e più vola in alto e la sfida diventa quella di superare in altezza quello del tuo vicino. 
E’ divertente e quasi quasi ti fa tornare indietro nel tempo a quando si era bambini, forse è per questo che la maggior parte delle persone che fan volare gli aquiloni sono adulti. 
Il problema è quando non riesci a controllare più l’aquilone e questo si attorciglia a quello del tuo vicino , oppure attorno ai cavi elettrici, creando qualche sorriso imbarazzato data la tua inesperienza.

Il problema degli aquiloni attorno ai cavi elettrici non è da poco. Ogni anno vengono diramati avvisi sull'attenzione da porre quando si fa volare un aquilone sollecitando gli utenti a far volare i propri aquiloni in spazi aperti, lontano da cavi elettrici. La prima volta che l’ho sentito mi è venuto anche da sorridere, perché mi sembrava quasi inutile. Ma dopo che ho visto la quantità di aquiloni che fanno volare  in qualunque pezzetto verde   disponibile,  negli spartitraffico , a bordo delle strade, dove magari oltre la recinzione non ci sono palazzi, e aquiloni bruciacchiati attorno ai fili, mi sono ricreduta.

Questo succede perché quando l’aquilone con il suo filo si attorciglia al cavo elettrico, crea un ponte tra i due fili che conducono l’energia elettrica, produce un corto circuito che provoca danni alla rete elettrica. La forza che si genera tra i due cavi potrebbe in alcuni casi fare incendiare il povero aquilone e se si tenta di tirarlo via si potrebbe creare una scarica elettrica verso la terra con il pericolo di rimanere fulminati.

Dato che gli incidenti, gravi e non, non sono mai pochi, ci tengono molto, e lo credo bene, a diffondere  avvisi affinché ci si comporti nella maniera giusta. 

giovedì 18 agosto 2016

Santa Marta

Santa Marta Parque de Tayrona

Che fare in un fine settimana lungo? Perché non fare una gita sulla costa caraibica? 

Siamo appena tornati da Santa Marta o meglio da un fine settimana immerso nella natura del parco Tayrona. 

Da Bogotà, con un volo diretto di un'ora circa, siamo arrivati nella città costiera di Santa Marta.
Un consiglio: se viaggiate di giorno, scegliete, sia all'andata che al ritorno, un posto a sinistra dell'aereo a fianco del finestrino. La pista, di decollo e atterraggio, corre parallela alla riva, lungo la spiaggia; è uno spettacolo essere così vicino al mare, a me ha dato un senso di libertà e tanta voglia di tuffarmi. Potrebbe dare un po' di vertigine quindi se vi dà fastidio forse è preferibile scegliere i sedili interni.   

Quando si scende dall'aereo si viene avvolti dal caldo della costa, se arrivi da Bogotà passi dai 15-18 °C a 35 °C o anche 40°C. Ci si ambienta in fretta, fortunatamente è una città ventilata quindi le alte temperature, all'ombra, sono accettabili. 

Non abbiamo alloggiato a Santa Marta, ma nel pueblo, villaggio, di Naranjos all'estremità orientale del parco, in una meravigliosa finca, una tenuta,  con una terrazza affacciata  sulla foce del Río Piedras.  
 
Vista del Rio Piedras dalla finca Barlovento
Il nostro tassista, che poi diventerà il mitico Jimmy, ci ha prelevato in aeroporto e ci ha portato alla finca. Il villaggio di Naranjos dista circa un'ora e mezza in auto dall'aeroporto, il paesaggio è piacevole e la strada scorrevole. 
L'auto di Jimmy non è proprio comodissima, non ha l'aria condizionata e ha anche qualche imperfezione, ad esempio la maniglia interna dello sportello del mio lato è rotta e può essere aperta solo dall'esterno, in effetti non è stato poi così male: avevo sempre un uomo che mi apriva la portiera. Nonostante tutto, Jimmy ci ha portato anche nei posti più impervi con il suo mitico taxi e durante il tragitto ci ha dato qualche informazione  sulla città e i posti vicini da poter visitare.  

La finca Barlovento, questo è il nome,  offre diversi tipi di alloggi: camere con bagno privato, un balcone o un patio se ci si trova al piano terra, oppure letti all'aperto. 
Se desideri infatti addormentarti con il sottofondo delle onde che si infrangono sulla riva, è il posto che fa per te. La struttura è una struttura verticale che si innalza dalla parte rocciosa della riva e dispone di diversi piani in cui sono sistemati i letti, non ci sono pareti ma solo un tetto. 
Molto romantico, suggestivo, naturale ma, come dire, il fragore generato dalle onde del mare agitato che si infrangono sulle rocce o sulla riva potrebbe essere, a mio avviso, un po' fastidioso a lungo andare... 

il dormitorio all'aperto
Inutile dire che io ho scelto la prima sistemazione :-) 
Un senso di vicinanza con la natura si prova anche in queste camere, il bagno infatti è quasi all'aperto, al posto della finestra, nella parte alta, ha un'apertura con la doccia formata da una grossa canna di bambù da cui scende l'acqua. Se la camera è al piano terra è un po' strano farsi la doccia con gli uccellini che ti guardano dall'alto di una palma.   
La nostra camera si affaccia su un giardino limitato da una piccola laguna a fianco del fiume e in lontananza si sentono le onde del mare, il sottofondo così è molto più piacevole. Tutto attorno ci sono palme e una fitta vegetazione, in giardino puoi godere del cinguettio degli uccelli, vedere un picchio all'opera o un airone, che con lentezza si sposta lungo il fiume, piccoli granchi blu uscire  dalle loro tane per mangiare o rane vivacemente saltellanti.  


La parte più bella secondo me per riposarsi, a qualunque ora, è la terrazza comune che fa anche da sala per la colazione e la cena. Ha un lungo divano, sedie a dondolo e, ancora più apprezzate, amache agli angoli... una meraviglia. 



Questa terrazza ha un grande tetto di foglie di palma ed è molto ventilata... da qui inoltre si possono ammirare iguana che consumano il loro pasto tra i rami degli alberi di fronte o ammirare, da lontano, i caimani che nuotano nel fiume. 


Non lo avevo detto?  Questo luogo è un sito di protezione dei caimani e non ci sono protezioni tra gli alloggi e il fiume... a vederli da lontano mi sembrano così grandi...  fortunatamente li ho visti solo da lontano. 




Non c'è televisione, non c'è molto segnale per i cellulari e anche il wi-fi è debolissimo, quindi la sera o durante il giorno si possono riscoprire vecchi piaceri: si può leggere, chiacchierare con gli altri ospiti o andare a bere qualcosa al bar sulla spiaggia. 
Tra il fiume e il mare c'è una costruzione in legno con tetto di foglie di palma che ospita il bar. Questo è gestito da un ragazzo bogotano, super abbronzato e sempre indaffarato, in effetti la maggior parte delle persone arriva poco prima del tramonto e dopo cena, lui quindi corre a destra e a sinistra come una trottola con bicchieri colmi di cocktail colorati e profumati per accontentare tutti nello stesso momento... non sempre ci riesce, bisogna avere un po' di pazienza. Dal qui sorseggiando il cocktail, quando finalmente ti è arrivato,  puoi goderti un bellissimo tramonto sul fiume con il sole che a man mano che scende si nasconde tra le fronde delle palme per poi scomparire dietro la collina. 



Molte spiagge di questa costa sono bellissime ma purtroppo non è consigliabile fare il bagno: le onde sono alte e la corrente, molto forte, trascina verso il mare aperto, è inutile dire che sono spiagge senza bagnini. Anche la spiaggia di fronte alla finca è una di queste. Si possono raggiungere a piedi spiagge vicine ad esempio a circa 500 metri c'è la spiaggia chiamata Los Angeles che è un po' più riparata, dove è possibile pranzare su tavoli di legno, irregolari, coi piedi nella sabbia a prezzi economici o bere succhi freschi. C'è anche un campeggio e la possibilità di noleggiare amache tra le palme ... anche per dormire la notte. 
Per raggiungere Los Angeles si è costretti per un tratto a percorrere la strada principale asfaltata ma quando si arriva al cancello è tutta un'altra storia: un giardino di palme e fiori ti investe con  colori brillanti: incantevole. 



Arrivati alla spiaggia c'è un altro percorso da fare prima di stendersi sotto una palma e bagnarsi i piedi, ed è quello per raggiungere il Mirador. E' un percorso breve, 5 minuti, attraverso il campeggio si passa dalla spiaggia, ci si addentra tra le palme e si sale un piccolo promontorio lì si trova una torretta in legno il cui  cartello dice di non salire in più di tre persone... e gli darei retta, è un po' traballante ma la vista è magnifica. 



Al ritorno da questa spiaggia, un consiglio: mentre camminate sulla strada asfaltata guardate  dove mettete i piedi e non continuate ad ammirare le meravigliose fronde delle palme che brillano al sole, perché indossando le vostre infradito perfettamente intonate con il vestitino estivo, occhiali da sole ed il cappello a falda larga che sembra che stiate camminando sulle stradine acciottolate di Saint Tropez, potreste cadere rovinosamente al suolo, come ho fatto io , sbucciandovi il ginocchio; proprio come succedeva quando si cadeva dalla bici la prima volta che si provava ad andare senza le rotelle... e di tutta l'eleganza tropézienne non vi resterà che una piccola lacrima di dolore, un ginocchio grattugiato e il cappello a falda larga.   



Nonostante il ginocchio tumefatto e dolorante, il giorno dopo ci siamo diretti al parco Tayrona. 

Il grande parco di Tayrona si estende da est a ovest per 35 km dalla Bahia de Tatanga a Santa Marta, fino alla foce del Río Piedras. A nord il parco è delimitato dalle acque fresche e cristalline del mar dei Caraibi e a sud dalla Sierra Nevada, la montagna costiera più alta del mondo. 

Si estende per ben 12000 ettari offrendo così un ambiente molto variegato: spiagge bianchissime, mare azzurro, foresta pluviale e zone aride. La parte occidentale del parco è arida con colline spoglie di colore marrone chiaro e la vegetazione è caratterizzata dalla presenza di piante, come i cactus,  resistenti al clima; quella  orientale e quella centrale sono umide e ricoperte da foreste pluviali. 

Molto più poetica la descrizione del parco presente nel sito Parque Nacional Natural Tayrona, che provo a tradurre dallo spagnolo:

Le pendici della Sierra Nevada di Santa Marta, la montagna costiera più alta del mondo, affondano nel mare come le dita di una mano gigantesca tra cui si formano baie e insenature di una bellezza singolare...

Il parco è un'area protetta ed è abitato anche da molti animali molti dei quali a rischio estinzione. Ci sono rettili come la tartaruga verde, diverse specie di serpenti e gli iguana, poi le scimmie, l'armadillo, una gran varietà di uccelli e altro ancora, che si rifugiano all'interno della foresta per nascondersi dalla rumorosa mandria umana che nei fine settimana o nelle festività assale questo posto magnifico. 

Se si ha il tempo, consiglio di arrivare ad uno degli ingressi del parco tra le 8 e 8.30. Nei giorni festivi tantissima gente si riversa in questo parco e  possono trascorrere ben due ore prima di entrare, noi ne abbiamo impiegate così tante arrivando alle 8.30 in punto. Il modo migliore è scegliere di visitarlo nei giorni feriali e in bassa stagione da febbraio a novembre. All'ingresso del parco prima occorre fare la fila per ascoltare e vedere il video informativo del parco e poi solo dopo aver preso "el tiquete de la charla", che attesta la presenza alla sessione informativa, ci si può mettere in fila in biglietteria... il tutto è abbastanza lungo considerando anche che in biglietteria la stampa dei biglietti e la consegna dei braccialetti è molto lenta.
Durante la presentazione del parco è possibile acquistare il trasporto a cavallo per raggiungere le diverse spiagge. Il biglietto ufficiale coperto dall'assicurazione per il trasporto a cavallo viene venduto solo in questo momento quindi bisogna decidere prima di entrare se approfittarne. 

Il percorso all'interno del parco dall'ingresso El Zaíno per arrivare alla prima spiaggia balneabile è fattibile perché non si hanno grossi dislivelli ma può essere molto faticoso perché ci sono salite e discese e fa molto caldo. 

E’ necessario avere un paio di scarpe comode chiuse, scarpe da ginnastica vanno benissimo se non si ha l'intenzione di scalare la montagna , un po' di acqua per dissetarsi lungo il sentiero (una volta arrivati nelle varie spiagge si trova da bere), macchina fotografica, occhiali da sole, crema solare , repellente per insetti (questo sentiero è nella zona umida del parco), un paio di ciabatte per quando si è in spiaggia, un telo e una maglietta di ricambio. 

Ovviamente se andate al parco per la spiaggia indossate il costume da bagno!!!

Nel cammino abbiamo incontrato persone di tutte le età: giovani e meno giovani, atletici e meno atletici, e intere famiglie, qualcuno con zainetto e altri carichi come muli trasportando immense borse frigo per il pranzo. 
A vederli mi sono venuti in mente i racconti dei miei genitori quando da piccoli con tutta la famiglia andavano al mare portandosi dietro ombrelloni sedie a sdraio e ogni ben di dio tra cibo, bevande e leccornie per passare la giornata in spiaggia. Così me li immagino in fila dal più piccolo al più grande portando ognuno qualcosa.  

Seguendo il percorso Arrecife, per arrivare alla prima spiaggia balneabile noi abbiamo impiegato circa 1 h. 

Nella nostra organizzazione improvvisata abbiamo deciso di percorrere a piedi il tratto di strada dalla finca all'ingresso del parco, circa 3 km, mentre gli altri ospiti hanno chiamato un taxi o si sono lasciati accompagnare da un tour operator. Nonostante fossimo pronti ad affrontare questa passeggiata, dopo 10 minuti di camminata un ragazzo in moto si è offerto di accompagnarci ... e noi abbiamo accettato e tentato questa avventura spericolata a bordo di una motoretta in 3... il pilota con casco e noi no. Nemmeno da giovanissima, quando si pensava al pericolo e alle conseguenze con leggerezza, avrei fatto una cosa del genere...
Il ragazzo, che così si è guadagnato due soldini, è stato molto prudente e in pochissimo tempo siamo giunti a destinazione. Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!!

Dall'ingresso del parco ci sono altri 4 km che puoi decidere di fare a piedi o con una navetta. Ovviamente dopo le ore in fila occorre aspettare anche che si riempia la navetta prima di procedere. Fortunatamente dietro di noi c'era una numerosissima famigliola che ci ha permesso di aspettare solo poco minuti. :-)

La navetta lascia i passeggeri all'inizio dei percorsi e davanti allo stazionamento dei cavalli. Un percorso molto più leggero e in piano è quello che porta alla spiaggia Cañaveral. In questa spiaggia è vietato fare il bagno a causa delle forti correnti. Però qui la spiaggia è attrezzata e potete trovare un ecolodge, un campeggio e anche una spa. Così è scritto nella mappa del parco, noi abbiamo scelto l'altro percorso, questa volta nessuno ci ha dato un passaggio :-).
L'altro percorso porta ad Arrecife dove è possibile trovare un po' di ristoro, c'è da dormire, in campeggio e su amache, e un ristorante. 
Dopo esserci riposati e reintegrato i liquidi abbiamo continuato il percorso e siamo arrivati alla spiaggia La Arenilla per fare un bagno rigenerante. 
Questa spiaggia si trova in una piccola insenatura l'acqua è cristallina e fresca. Il tempo di trovare un piccolo spazio all'ombra sotto i rami degli alberi e ci siamo tuffati... una meraviglia. Fortunatamente la spiaggia non era affollatissima anche perché molti scelgono di raggiungere prima le altre spiagge più famose come La Piscina o El Cabo e anche perché gli spazi all'ombra non erano tantissimi e credetemi stare al sole è veramente difficile, in effetti siamo ai Caraibi e il sole scotta.  

spiaggia la Arenilla

In questa spiaggia sotto le fronde degli alberi trovano spazio un banchetto dove preparano arepas ripiene, quello dove servono bevande fresche e quello dove ti preparano, al momento, una spremuta di arance... dopo una lunga passeggiata il succo d'arancia è speciale! Le arance sono squisite e il succo appena spremuto ne risalta tutta la bontà...  
D'altro canto, come nelle migliori tradizioni, dopo la fatica del percorso e una volta rigenerati dal succo e dal bagno con la pelle ancora fresca e stesi all'ombra di un albero ci si merita una birra gelata. 



Ci siamo fermati un po' qui, poi abbiamo proseguito lungo la spiaggia per raggiungere La Piscina una baia profonda dove è possibile nuotare e fare snorkelling. 
Dopo altri venti minuti prendendo un altro sentiero siamo arrivati alla famosa spiaggia di Cabo San Juan del Guía bellissimo promontorio, una spiaggia bianchissima, un mare meraviglioso e poco profondo, le palme cariche di cocchi che quasi brillano al sole 


spiaggia El Cabo

... dal quale però siamo fuggiti. 
Il posto richiama talmente tanta gente che per poter proseguire sulla spiaggia bisognava camminare letteralmente sopra le persone che ovviamente si ammassavano in tutti gli spazi all'ombra disponibili... 
Qui c'è un campeggio, un ristorante, un bar e delle amache che si possono noleggiare anche per la notte, montate su di una costruzione in legno sul promontorio, di fatto in mezzo al mare.

Ci siamo fermati alla fine nella spiaggia successiva, Bocas del Saco, praticamente deserta, ci siamo accoccolati sulla sabbia sotto le fronde di un albero vicino al mare,  la brezza leggera proveniente dal mare ci ha conciliato anche un riposino. Gli unici rumori sono quello delle onde che si infrangono sulla battigia e il vento tra le fronde degli alberi. 
Occorre ricordarsi di portarsi qualche bibita o qualcosa da mangiare perché in questa spiaggia non c'è proprio nulla.  


Bocas del Saco

Da El Cabo parte un altro sentiero che si inerpica nella foresta per raggiungere il sito archeologico di Pluebito. Qui si trovano le tracce di uno dei primi insediamenti di Tayrona. Il percorso è molto più difficile e lungo. Noi per questioni di tempo non ci siamo andati. 

Abbiamo affrontato il ritorno soffermandoci ogni tanto a farci un bagno dove era possibile. Usciti dal parco dovevamo affrontare la camminata fino alla finca, sempre i 3 km precedenti, come all'andata. Eravamo carichi e ci sentivamo in forma, il ragazzo in moto ovviamente non c'era più ma abbiamo trovato lo stesso un passaggio. Tre ragazze che alloggiavano nella nostra stessa finca ci hanno riconosciuto e si sono fermate per farci salire con loro, così abbiamo condiviso il trasporto...Direi che è andata bene ... altro che 3 km a piedi!!! 

Il giorno successivo abbiamo seguito il consiglio di Jimmy, il tassista, quello che ci aveva prelevato in aeroporto, è venuto a prenderci per portarci in un'altra spiaggia, fare un breve giro nella città, pranzo e poi in aeroporto. Avevamo ancora tutto il giorno davanti, l'aereo sarebbe partito solo in serata. Il tassista prima di accompagnarci in aeroporto ci ha portato a Bahía Concha. 

La spiaggia si trova al limite del parco nei pressi di Santa Marta e ci si arriva prima attraversando un quartiere nuovo, ma ancora in costruzione, fatto di casette basse e a volte irregolari poi percorrendo una strada sterrata fino all'ingresso del parco. 
Prima di arrivare alla spiaggia e dopo l'ingresso del parco ci sono ancora un paio di km di sterrato e sabbia, a tratti delle piccole dune di sabbia. Il tassista non si è perso d'animo ha guidato tra la polvere e le sabbia e anche quando ci siamo bloccati ha coinvolto dei ragazzini che passavano di là per spingere l'auto. Un rally a Santa Marta! Molti percorrono questo tratto anche a piedi , in bici, forse quando sono nel tratto sabbioso se la caricano in spalla, o in moto facendo delle gimcane su un tracciato immaginario che sembra che debbano cadere da un momento all'altro ... 

A Bahia Concha è anche possibile noleggiare il trasporto tramite una barca per raggiungere una piccola baia poco distante dove è possibile fare snorkelling (Bucéo a pulmon in spagnolo) e ammirare la barriera corallina.

Arrivati al parcheggio Jimmy ci ha indirizzato verso il lato della spiaggia meno affollato e ci ha dato appuntamento dopo due ore. Noi ci siamo rilassati, rinfrescati e dissetati. 

Al ritorno prima di portarci a fare un giro per Santa Marta ci ha regalato due birre gelate scusandosi per il disagio dovuto al rally nella sabbia. Noi non eravamo affatto dispiaciuti... è stato avventuroso e ci siamo fatti anche due risate :-)

Mitico Jimmy

 Da Santa Marta è possibile raggiungere il villaggio Minca, che si trova a 600 metri di quota nella Sierra Nevada e  il sito archeologico della Ciudad Perdida che si trova nel cuore della Sierra Nevada di Santa Marta.  
La Ciudad Perdida è la più grande città tayrona tra quelle rinvenute. I tayrona sono una delle comunità native dominanti in epoca precolombiana  più evoluta. Per raggiungere questo sito occorre fare un’ escursione di 4 o 6 giorni e assolutamente bisogna rivolgersi ad una agenzia autorizzata. 
Deve essere un luogo molto affascinante spero di poterlo visitare presto e raccontarvi di più. 

Santa Marta è il capoluogo del dipartimento della Magdalena ha poco più di 380.000 abitanti e si affaccia sul mar dei Caraibi. E' una delle città più antiche della Colombia. Era una piccola città che nel periodo più duro della guerriglia ha visto raddoppiare la popolazione a causa dello spostamento di migliaia di persone provenienti dalle zone interne che cercavano rifugio sulla costa. 
Il centro storico è molto carino, costituito da strade strette e basse costruzioni di epoca coloniale. La città si sviluppa in lunghezza al lato del lungomare e della spiaggia. 

Si respira un'aria tipica delle città sul mare ed è piacevole trascorrervi una giornata.